mercoledì 22 maggio 2013

Tre eventi food in tre giorni... ma che starò a magnà troppo?



La settimana scorsa qui a Roma c'è stata una super infilata di eventi mangerecci: 

- Atelier della pasta (tutto dedicato alle Marche) allo Sheraton Hotel
- Oli d'Italia 2013 al Gambero Rosso
- Food & wine Festival da Eataly 

Al primo evento non potevo non andare, sono di casa e poi c'era Errico Recanati, lo chef stellato michelin del ristornate Andreina, del mio stesso paese. La serata organizzata da Carlo Vischi era incentrata sulla pasta all'uovo di Campofilone di Vincenzo Spinosi interpretata in tre piatti diversi preparati rispettivamente da Errico Recanati, da Spinosi stesso e da Donato Savino (chef dello Sheraton Roma). I piatti sono stati cucinati tutti davanti ai nostri occhi a velocità impressionante, senza sosta e in enormi quantità. Io da sola mi sono fatta fuori qualcosa come 5-6 piatti quindi potete immaginare... Errico Recanati ha proposto la pasta Spinosi condita con pollo in potacchio, una ricetta tipica marchigiana con aglio olio e rosmarino (foto sopra).


Savino ha pensato ad una gricia con crema di fave ripassata nella forma di pecorino romano mentre Spinosi ha proposto i suoi sottilissimi spinosini con prosciutto crudo e limone. Mi sono sembrati fantastici tutti e 3 ma devo dire che quello più mi ha sorpreso è stato proprio il piatto di Spinosi. Sono sincera, all'inizio era quello che mi ispirava meno, colpa forse anche del modo in cui il pastaio in questione ha presentato se stesso e i suoi prodotti. Cappellino all'americana con il proprio nome scritto sopra, packaging della pasta con la sua faccia accompagnata dal suddetto cappellino autocelebrativo stampata in ogni dove, elenco delle città del mondo nelle quali vengono venduti i suoi prodotti anche quelli stampati in grande sulle confezioni e il tutto tradotto in varie lingue. A vederlo sembrava più un prodotto attira stranieri che altro invece la sua pasta è davvero di altissima qualità e mi sono dispiaciuta, da marchigiana, di non averla conosciuta prima.



Essendo una serata a tema Marche erano presenti altri produttoti marchigiani ad allietare i nostri palati: Sigi (che conoscevo ed apprezzavo già) con il suo vino di visciole e la confettura di pomodori verdi che Errico Recanati ha aggiunto alla pasta col pollo in potacchio, i vini di Vigneti Vallorani che avevo avuto il piacere di conoscere durante l'Eating Piceno tour e la birra artiginale Collesi.


Vincenzo Spinosi ha gentilmente svelato anche la ricetta dei suoi spinosini al prosciutto e limone, che rimangono perfetti e al dente nonostante siano così sottili.

Ingredienti per 4 persone:
  • 250 gr di Spinosini
  • 80 gr di prosciutto crudo (3 fette)
  • 40 gr di parmigiano reggiano grattugiato
  • 70 gr di olio evo (8 cucchiai)
  • 4 gr di buccia di limone grattugiato
  • 150 ml di acqua di cottura (1 mestolo)
  • 15 g di prezzemolo tritato

Procedimento :


Versate l’olio in una padella grande che possa contenere tutta la pasta e aggiungete il prosciutto precedentemente tagliato a striscioline. Nel frattempo cuocete gli Spinosini in acqua bollente salata per 2 minuti e mezzo. Versateli nella padella aggiungendo 150 ml di acqua di cottura e lasciate cuocere per un altro minuto. Togliete la padella dal fuoco e aggiungete il parmigiano grattugiato e la scorza di limone. Servite con il prezzemolo tritato.


Il giorno seguente invece sono andata alla degustazione degli oli d'Italia 2013 scelti e premiati dalla guida del Gambero Rosso. Prima è sempre la Toscana con moltissimi oli di qualità, secondo per numero il Lazio, seguito da Puglia e Sicilia.


Durante la serata è stata servita una pasta aglio e olio (ovviamente direi!) arricchita da fili di peperoncino e un piatto con:
- zuppa fredda di ceci di Onano all'olio e rosmarino
- parmigiana di melanzane fredda al bicchiere
- mousse di patate all'olio e baccalà mantecato
- nuggets di pollo ruspante e maionese all'olio evo
- ricotta e mozzarella di bufala del caseificio Barlotti


Tra i tanti oli ho provato e apprezzato particolarmente l'olio Bardi dell'azienda agricola Carraia in provincia di Siena, dal gusto che ricordava la mandorla, moribido all'inzio e leggermente amaro alla fine. Anche Giulia Scarpaleggia nel suo libro dedicato alla Toscana parla di quest'olio e il produttore esponeva orgogolioso una copia del libro tenuto aperto proprio sulle pagine contententi le foto dei suoi ulivi. Poi ho voluto assaggiare quello di Libera Terra, che fa fruttare i territori confiscati alla mafia coltivandoli e realizzando prodotti di ottima qualità.


Infine mi sono dedicata alla mia regione assaggiando il monocultivar di Ascolana Tenera (l'oliva con la quale si fanno le famose olive fritte all'ascolana) della Tenuta 100 Torri, fresco e leggermente piccante, e gli oli di Mosconi, tra i quali il monocultivar raggiola Risveglio (amaro e piccante) che ha vinto il premio come world best olive oil alla competizione internazionale di New York.


Uno dei produttori toscani presenti che produce anche vino oltre all'olio ha portato in degustazione un suo rosso. L'ho provato incuriosita e ne sono rimansta affascinata: è il Fontanalloro di Felsina, un sangiovese molto aromatico e profumato. A fine evento ho fatto un salto alla gelateria Vice di viale Marconi (proprio dietro la sede del Gambero Rosso) che ho da poco scoperto essere gestita da Chiara, una nuova amica blogger e da suo marito. Vice è una delle gelaterie che preferisco in assoluto a Roma così ho sfruttato l'occasione per salutarla e per prendere una coppetta meravigliosa con mandarino tardivo di Ciaculli e zenzero, gusti consigliati da lei per pulire la bocca dopo le degustazioni d'olio.



Ultimo evento della serie è stato il Roma Food & Wine festival durante il quale alcune aziende vinicole hanno fatto degustare i loro vini mentre dei grandi chef italiani hanno preparato dei piatti scelti ad hoc. L'evento è durato 3 giorni ma io sono potuta andare solo al primo. Ho così avuto modo di provare il baccalà in olio cottura con rosa, salsa di cardamomo, topinambur e finocchio di Moreno Cedroni, una delizia delicatissima e dai sapori armoniosi. Il baccalà di solito ha un sapore forte invece in questo caso, grazie al tipo di cottura scelta, non sovrastava ne la rosa nè la leggera salsa di cardamomo.


Se gli chef si alternavano durante i vari orari delle giornate, Luca Montersino con la sua tavolata di dolci era invece una presenza fissa, facendo sbavare chiunque passasse lì davanti. Le aziende vinicole presenti erano una cinquantina, molte delle quali hanno i propri vini in vendita nel piano sottostante di Eataly. Ho assaggiato un po' qua e là ma non ho trovato niente di nuovo che mi attirasse particolarmente così alla fine mi sono fermata su una vecchia conoscenza, il Cartizze di Villa Sandi, un valdobbiadene superiore che mi piace molto per via del suo essere fresco, secco ma comunque in qualche modo morbido e delicato, e per via del suo profumo floreale e agrumato.


E adesso facciamo basta con lo stare sempre in giro invitata ad eventi a mangiare e bere? Si, con gli eventi food mi fermo, ma non credete che me ne stia a casa a cucinare. Domani vado Cannes, una persona di mia conoscenza che ogni tanto gira per casa, in quest'ultimo anno ha realizzato un documentario che è stato selezionato per lo Short Film Corner del Festival di Cannes, quindi... si parte!


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sabato 4 maggio 2013

La mia caprese della domenica - quando gli ingredienti fanno tutta la differenza



Oggi è sabato ma è lo stesso, almeno per quel che riguarda questo piatto. E' "solo" una caprese, il mio pranzo fisso della domenica o del sabato, a seconda del giorno in cui posso andare al mio mercato preferito di cui vi ho già parlato mille volte. Il mercato in questione è aperto solo nel week end e ogni volta devo obbligatoriamente prendermi almeno una delle loro mozzarellone di bufala. Sono di una bontà esagerata, non resisto mai e le faccio fuori sempre subito appena torno a casa. Son così buone che non ho mai voglia di usarle per altro che non sia mangiarle al naturale in una caprese. Come tutti i piatti semplici, necessita di ingredienti eccelsi per essere davvero buono. E' solo un accostamento di materie prime, non c'è cottura quindi si può sbagliare solo comprando prodotti di bassa qualità. Ripeterò fino all'ossessione che se la spesa la si fa al super sotto casa comprando le prime cose che capitano sotto mano, è inutile mettersi a fare le grandi manovre in cucina con preparazioni complesse perchè più di tanto non si riusciurà ad ottenere. Per cercare di convincere anche i più reticenti abitudinari della spesa last minute al super, ho pensato di fare un post ad hoc con il piatto che (secondo me) rappresenta questo concetto nel modo più eclatante possibile.


Non serve che scriva la ricetta a fine post come al solito, vero? ;) Basta tagliare a fette sia la mozzarella che i pomodori, poi aggiungere olio e origano. Fine. Ora vi propongo una prova: rifate la caprese prima con una mozzarella di bufala proveniente da qualche caseificio serio (magari campano, laziale o pugliese), con pomodori del contadino di fiducia, olio extra vergine d'oliva di qualità superiore, certificato e prodotto da olive di una stessa singola zona (meglio se toscano o pugliese), e infine un origano estremamente profumato, comprato a rametti essiccati se potete e non già tritato chiuso nelle boccette di vetro di quelle uniche tre aziende che vediamo sempre tra gli scaffali dei negozi. Poi rifate la caprese con una mozzarella già imbustata che trovate nei vari reparti frigo degli alimentari (tipo le Santa Lucia per capirci), un pomodoro preso al super, olio di olive cumunitarie europee o qualche altro oliaccio venduto a basso prezzo tipo Carapelli, e origano in boccetta di vetro di una di quelle 3 aziende che dicevo prima. Vediamo se riuscite più a mangiare quest'ultima caprese adesso... non credo proprio, anzi faticherete a pensare che sia lo stesso piatto e che possa essere chiamato allo stesso modo. Il punto è che finchè non si prova di meglio e si rimane attaccati alle proprie abitudini, non si va avanti e non ci si fida. Il mio coinquilino ha iniziato a mangiare la mozzarella da quando è venuto a vivere qui. Prima non la voleva, era sicuro che non gli piacesse in generale come prodotto. Ma aveva provato solo la Santa Lucia del supermercato perchè sua madre comprava unicamente quella e aveva identificato quel sapore con il sapore della mozzarella. Conseguenza naturale... la mozzarella gli faceva schifo (e dagli torto!). Ora la mozzarella di bufala che vedete in foto è in assoluto il cibo che preferisce tra tutti. E ogni week end quando la mangiamo per pranzo ulula e gira per casa facendo versi anche poco consoni e facilmente equivocabili.

La mia versione della caprese super che vedete in foto è composta in dettaglio da:
- mozzarella di bufala del caseificio laziale "Alan Farm"
- pomodoro dell'azienda agricola bio del mercato di San Teodoro
- olio extra vergine d'oliva toscano Deciso de "La Maliosa"
- origano selvatico raccolto dalla sottoscritta nell'isola greca di Amorgos
L'origano selvatico oltre ad essere bellissmo, ha un profumo molto più intenso. Basta sgretolarne un po' con le dita per farti profumare le mani per alcune ore. Questo poi viene da un isola piccolina, assolata e ventosa, cresce a piccoli cespugli bassi e solo quel clima riesce a dargli un aroma tanto potente. Ne ho una scorta notevole che ero riusciuta ad infilare nella valigia da spedire nella stiva dell'aereo... non potete capire l'odore dei miei vesiti al ritorno una volta recuperati! :)


P.S.: non pensate che i prodotti nominati li abbia indicati per qualche collaborazione o simile. Li ho citati solo perchè li ho veramente usati, perchè li adoro e perchè hanno fatto la differenza aiutandomi a realizzare la mia caprese perfetta :)


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venerdì 3 maggio 2013

Yogurt alla pera e camomilla



Lo yogurt con la frutta mi piace tantissimo perchè offre infinite possibilità e combinazioni di gusti. Comprare solo quello già pronto che si trova nei negozi è limitante perché viene prodotto quasi sempre da tutte le marche nelle stesse versioni monogusto come fragola, banana, ciliegia e simili (apparte in rari casi e da piccole aziende meritevoli). D'altro canto fare lo yogurt partendo proprio da zero può risultare un po' lungo e non sempre si ha voglia/tempo di farlo. 


La mia soluzione è semplicemente quella di comprare dello yogurt bianco neutro (io mi rifornisco al mercato di S.Teodoro perchè lì lo trovo buonissimo sia di mucca che di capra) e divertirmi poi con gli abbinamenti che mi vengono in mente. Inoltre non sopporto lo yogurt venduto con la frutta in pezzi dentro perchè è sempre insipida e molliccia. Lo preferisco cremoso e vellutato, e se proprio ci voglio la frutta a pezzi ce la metto io due secondi prima di mangiarmelo... lo so sono fissata!


Questa che ho scelto è una combinazione dolce ma molto delicata, rilassante direi: pera e camomilla. Per amalgamare la camomilla allo yogurt senza renderlo liquido come quelli da bere, basta fare uno sciroppo invece che un semplice infuso. Servirà anche per concentrare maggiormente il sapore e l'odore tipico di questi piccoli fiori. Usate sempre fiori essiccati comprati in erboristeria o in negozi dedicati, assolutamente non bustine con polveri tritate già pronte perché i fiori integri mantengono l'aroma e le proprietà curative e sedative. Quattro bustine valgono quanto un unico cucchiaino di fiori interi, se consideriamo quelli che almeno vendono un trito di pura camomilla, perchè in molte bustine purtroppo nemmeno si sa che schifo mettono dentro tra aromi e dolcificanti vari. 


Dosi per : 4 bicchierini    Difficoltà : facile    Tempo : 20 min

Ingredienti :
  • 3 cucchiai di fiori di camomilla essiccati
  • 50 gr di zucchero
  • 250 ml di acqua
  • 1 pera a polpa morbida e dolce
  • 3 vasetti di yogurt bianco denso e cremoso

Procedimento : 


In un pentolino scaldate l'acqua a 90° e metteteci in infusione i fiori per 10-15 min tenendolo chiuso con un coperchio. Trascorso questo periodo mescolate un po' l'infuso e filtratelo pressando bene i fiori. Versate di nuovo il liquido nel pentolino, aggiungete lo zucchero e portate lentamente ad ebollizione. Riducete lo sciroppo che si cree ad una densità un po' inferiore a quella del miele liquido (non troppo denso nè eccessivamente liquido per capirci) poi immergete il pentolino in acqua fredda in modo da raffreddare molto velocemente lo sciroppo. Sbucciate la pera, tagliatela a pezzetti e frullatela fino ad ottenere un purea omogenea e liscia (se la pera è molto acquosa filtrate la purea per renderla più densa). Versate lo yogurt in una ciotola e mescolatelo bene con lo sciroppo alla camomilla e la purea di pera. Versate nei bicchierini e decorate con delle fettine sottili di pera.


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