giovedì 31 maggio 2012

Ravioli con pesto di rucola ed erbe aromatiche al profumo di limone


In uno degli ultimi post vi avevo detto quanto mi dispiaceva dare poco spazio alla pasta nel blog, spazio che invece trova quotidianamente nel mio stomaco. Per questo oggi vi propongo un'altro dei primi che adoro, a base di pesto di rucola (che è più o meno il modo in cui faccio finire questa erbetta amarognola ogni volta che la riporto dal mercato). In questo caso ho arricchito il pesto con altre erbette profumate e ho dato al tutto un forte aroma di limone perchè trovo che il suo sapore aspro riesca a smorzare l'amaro della rucola senza coprirne il sapore. E poi il limone rende tutto così deliziosamente fresco e profumato che questo piatto ti conquista già dall'odore. Per il pesto di rucola personalmente preferisco usare le mandorle al posto dei pinoli perchè essendo più dolci rendono la rucola meno "aggressiva". Questa volta invece, avendo scelto anche altre erbe, li ho usati entrambi. Come faccio sempre nel periodo primaverile-estivo, ho usato l'aglietto fresco, più leggero e profumato di quello a spicchi. La fogliolina di basilico che ho messo sopra al piatto invece è solo decorativa... avevo usato le altre erbette per il pesto e mi ero dimenticata di lasciarne qualche foglia da parte! ;)


I ravioli di questo piatto sono merito del solito grafico che gira per casa, io mi sono limitata a preparare il pesto: lui si diverte spesso con le preparazioni tradizionali e passa le domeniche pomeriggio impastando uova e farina... io al contrario mi diletto molto di più cercando abbinamenti per sughi e condimenti. Se invece vi state chiedendo cosa sia quella verdura verde e magenta che vedete nelle foto, beh, sono solo i gambi di scarto degli spinaci usati per il ripieno dei ravioli. Erano talmente belli che non ho resistito ad inserirli nell'inquadratura per fotografarli... mi faceva un non so che buttarli via.


Questi ravioli con la loro ricetta sono stati donati virtualmente ad un blog nato da poco, quello delle cucine Lube (la famosa azienda, marchigiana come me, che produce cucine di alta qualità). Hanno pensato di dedicare uno spazio alle ricette di alcune blogger e, per l'occasione, mi hanno chiesto di raccontare brevemente quello che è per me la cucina (non in senso teorico ma intesa come ala della casa nella quale preparare da mangiare). La cosa simpatica è stata cercare, tra i modelli da loro proposti, la cucina che più si avvicina alla mia idea ed accoppiarla al racconto.

 

Il mio sogno totale ed assoluto in realtà sarebbe avere un grande loft che faccia contemporaneamente da studio fotografico e cucina, pieno di finestroni enormi da cui può entrare tutta la luce naturale di cui ho bisogno per le foto (uso spessissimo i flash esterni ma la luce naturale è sempre quella che mi entusiasma di più), diviso a metà solo da un lungo tavolo di legno in cui mangiare. Però una cucina così in realtà non si potrebbe nemmeno definire "cucina" e sarebbe una spazio totalmente personale da costruire ad hoc. Se devo invece pensare a come vorrei una cucina "normale", quello che mi immagino lo potete leggere a questo link dove trovate l'articolo completo e potete vedere la cucina che ho scelto.


Vi riporto l'articolo anche qui:
"Per me la cucina, intesa come spazio fisico e pratico nel quale cucinare, è quello che non ho e che vorrei avere, è un desiderio di comodità e praticità, di luce ed aria, di grandi scompartimenti da utilizzare per riporre le tantissime stoviglie e la quantità insana di prodotti che servono a mantenere sempre fornita la mia dispensa di foodblogger (non si sa mai quando potrebbe venirti voglia di marmellata di cachi!). Vivere a Roma, in un piccolo appartamento abbastanza centrale, cercando di non pagare una fortuna di affitto, non permette di poter avere una cucina così ampia ma permette pur sempre di potersela immaginare. E allora nella mia mente prende forma una grande stanza quadrata, dai colori neutri e caldi come un bianco panna o un beige arricchiti da inserti in legno grezzo, con più finestre di cui una rigorosamente davanti al lavello, con un'isola centrale e una sorta di graticcia che scende dall'alto per appendere pentole, padelle e quant'altro sia utile da avere subito a portata di mano. E poi un forno ad altezza braccia e non ad altezza piedi, un frigo enorme a doppia anta con il freezer a cassettoni in basso, un piano cottura con almeno 6 punti fuoco distanti tra loro per accogliere anche le pentole più capienti, ed infine una marea di scompartimenti da riempire. Mi piacerebbe avere anche un ripiano bianco libero vicino ad una delle finestre, nel quale preparare i mini set per le mie fotografie di food. Mi piacerebbe anche... anzi no, la finisco qui perchè già questo sarebbe tantissimo considerando da come parto adesso. ;) In particolare mi piacerebbe avere tutto questo quando preparo ricette lunghe e complesse, formate da più preparazioni che devono avere il loro spazio per riposare o raffreddarsi contemporaneamente. L'altra domenica era una giornata di quelle da dimenticare, con pioggia e temperature ostiche nonostante il mese di maggio avanzato... e allora si rimane in casa e ci si mette a preparare qualcosa che occupi tempo e tiri su il morale: ravioli! Vi giuro che farne tanti senza un posto decente per appoggiare la spianatoia, dovendo mettere in bilico i vassoi nei quali posizionarli, facendo pile improbabili nel congelatore per conservare quelli in più, e ritrovandosi la farina fin negli angoli più impensati, è abbastanza fastidioso per dirla in modo gentile. E allora una volta finito tutto, prima di rimettersi subito a sistemare perchè hai dovuto occupare anche il tavolo sul quale dovrai mangiare, ti fermi mezzo secondo e pensi a quella cucina bianca... poi mangi i tuoi ravioli, magari conditi con un pesto aromatico, e sei ancora più soddisfatta perchè sono buoni come non mai e perchè sei consapevole di averli preparati in due metri quadri!"


Dosi per : 4 persone    Difficoltà : media    Tempo : 20 min + 45 min di preparazione dei ravioli
Ingredienti per i ravioli :
  • 300gr di farina
  • 3 uova
  • 1 tuorlo d'uovo
  • 500gr di spinaci freschi
  • 200gr di ricotta di pecora
  • 25gr di parmigiano reggiano grattugiato
  • sale
Ingredienti per il pesto :
  • 100 gr di rucola
  • 3 rametti di mentuccia fresca (volendo va bene anche secca)
  • 2 rametti di timo fresco (volendo va bene anche secco)
  • 2 limoni bio
  • 2 manciate di mandorle intere spellate
  • 1 manciata di pinoli
  • 30 gr di parmigiano reggiano
  • un pezzetto di aglio fresco (oppure 1 spicchio di aglio secco)
  • olio extravergine d'oliva qb
  • sale
Procedimento : 
Per i ravioli - per fare il ripieno mondate e lavate gli spinaci, fateli cuocere in pochissima acqua bollente leggermente salata per 5 minuti, poi scolateli, strizzateli e tritateli. Lavorate la ricotta con un cucchiaio fino a farla diventare cremosa e amalgamatela con gli spinaci, il parmigiano, il tuorlo d'uovo e una presa di sale. Per fare la pasta disponete la farina a fontana sulla spianatoia, sgusciate le uova e versatele al centro, sbattetele con la forchetta e poi impastate fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo (se avete un'impastatrice basta versare farina e uova e aspettare che l'impasto sia pronto). Stendete l'impasto con il matterello creando una sfoglia sottile sulla spianatoia precedentemente infarinata oppure usate la macchina per la pasta per ottenere una sfoglia dello spessore che preferite (cercate di farla sottile ma senza esagerare altrimenti i ravioli rischeranno di rompersi durante la cottura). Ritagliate dei rettangoli di sfoglia utilizzando l'apposita rotella dentata e disponete al centro un cucchiaino di ripieno. Se volete realizzare dei ravioli grandi come quelli in foto, fate dei ritagli abbastanza grandi ed utilizzate per ognuno un cucchiaio grande di ripeno. Piegate ogni rettagolo a metà rispetto al lato lungo e schiacciate bene i bordi per farli saldare tra loro, ottenendo così dei ravioli quadrati ripieni.

Per il pesto - In una padella tostate mandorle e pinoli fino a renderli leggermente dorati. Nel frattempo grattugiate il parmigiano e lavate la rucola. Grattugiate la scorza dei limoni facendo attenzione a non prendere anche la parte bianca, poi lasciatene 1/3 da parte. Con l'aiuto di un minipimer o di un frullatore tritate la rucola assieme alle mandorle, ai pinoli, alle foglie di mentuccia, al timo, ai 2/3 di scorza di limone, al parmigiano all'aglio e ad abbondante olio. Mano a mano che frullate provate il pesto per vedere se è il caso di aggiungere un po' di sale o altro olio. Se siete più tradizionalisti e pazienti di me ovviamente potete fare tutta questa operazione al mortaio.

Cuocete i ravioli in acqua bollente salata e scolateli uno ad uno delicatamente. Impiattate versando un po' di pesto sul fondo del piatto, poi adagiandovi sopra i ravioli, e ricoprendo con altro pesto. Se vi sembra che il pesto sia troppo denso potete allungarlo un po' con l'acqua di cottura dei ravioli. Infine versate sopra ogni piatto un po' di scorza di limone grattugiata prendendola da quel terzo lasciato da parte prima. 
P.S.: Se non avete tempo di preparare i ravioli subito prima di mangiarli, potete comunque farli uno o più giorni prima e congelarli. Nel momento di cucinarli versateli in acqua bollente direttamente senza farli scongelare.



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venerdì 25 maggio 2012

La maremma biodinamica della fattoria La Maliosa e le terme di Saturnia


Questo post è stato un lungo parto: un'intera giornata con un pic-nic da raccontare, molte cose interessanti da scrivere, un'azienda biodinamica da encomiare, un super resort termale di cui parlare e pochissimo tempo a disposizione per farlo (abbiate pietà ho avuto da fare, anche perchè è uscito "il libro"!). Dato che questa giornata e chi l'ha organizzata non si meritano di essere trattati con superficialità, ho preferito metterci più tempo ma mostrarvi tutto, e alla fine ce l'ho fatta. 
La Fattoria La Maliosa, ed in particolare la signora Dominique Mosca responsabile commerciale dell’azienda, mi avevano invitato a passare una giornata in maremma per visitare le loro vigne, gli uliveti e l'Hotel Terme di Saturnia Spa & Golf resort con il quale collaborano. Così un sabato mattina sono partita di buon ora con la mia macchinina segnata da una Roma che non perdona (smog e piogge acide sono in grado di trasformarti l'auto in pochi mesi se non hai un garage). Arrivata in Toscana mi sono addentrata per meravigliose stradine di campagna fino ad arrivare al cancello d'entrata dell'Hotel (l'appuntamento era lì). Aprono e mi trovo davanti un campo da golf di 70 ettari. Ma devo entrare qui con la mia macchina? E' che lei si vergogna un po', è vecchiotta, con il cofano sverniciato e pure sporca di polvere bianca delle strade percorse. Penso "ora parcheggio da un parte ed è fatta, scendo e la mia macchina non avrà più di che vergognarsi". Nemmeno per il piffero! La strada porta fino all'ingresso principale nel quale sono parcheggiate una porche, una mercedes e una jaguar tutte belle linde (ma come ci sono arrivate qui pulite che io ho scampagnato fino adesso?). Poi arriva il tipo dell'hotel in divisa e penso "se mi chiede le chiavi della macchina per parcheggiarla potrebbe spegnersi all'istante dall'imbarazzo. Per fortuna ha pietà di lei e dice: "là dietro c'è un campo, può parcheggiarla lì." Evvai!! Un campo nascosto dove può stare tutto il giorno lontana da quelle macchinone che le fanno venire il complesso di inferiorità. Nel campo là dietro invece c'è una sfilza di mercedes d'epoca tirate a lucido per un raduno. Povera macchinina mi dispiace ma ti devo lasciare qui, pensa che in fondo sono tutte più vecchie di te. 
Prendo macchina fotografica e stivali (aveva piovuto fino al giorno prima) e vado all'appuntamento. Ad attenderci nella hall trovo Dominique, una signora genitilissima che ci mette subito a nostro agio. Poi arrivano Antonella Manuli, proprietaria della Fattoria La Maliosa, il maestro d'olio Fausto Borella, l'enologo Enrico Bachechi, e Carla Milos, la direttrice generale dell'hotel.


Prendiamo un pulmino e ci dirigiamo verso i vigneti. Come prima cosa visitiamo la vigna storica, con viti vecchie di 40 anni che sono state recuperate da uno stato di abbandono. L'enologo ci spiega che come tutte le vecchie vigne toscane è un misto di diversi vitigni, bianchi e neri insieme, mescolati anche all’interno di ogni filare: sono presenti Ciliegiolo, Alicante di Maremma, Sangiovese, Procanico, Ansonica, Grechetto e Vermentino. Da queste viti sono state scelte le varietà da piantare per le vigne nuove, su cui puntano per sviluppare la produzione futura. La Maliosa è un'azienda agricola certificata biologica e biodinamica (Demeter) che produce due tipi di olio extra vergine di oliva Toscano IGP e due vini IGT, uno bianco ed uno rosso, nel modo più naturale possibile. Per questo Enrico ci ha parlato molto anche dell'agricoltura biodinamica in generale e di come si attua nella pratica. Finora la conoscevo solo a parole, sapevo di cosa si trattava e avevo provato qualche prodotto (mai vini però) ma vederla sul campo è un'altra cosa e ti fa rendere conto di quanto sia anche bella da guardare e più semplice da capire. Bella perchè il terreno viene trattato con i sovesci, cioè con la semina di alcune piccole piante lasciate crescere spontaneamente fino al momento della fioritura per poi essere trinciate ed interrate sul posto. La decomposizione di queste piante e delle loro radici arricchisce il suolo, fornisce azoto alle viti (che così non hanno bisogno di concimi chimici) e le piante, prima di essere interrate, con le loro radici proteggono il campo dall’erosione aumentando la sua capacità di trattenere l’acqua. Quindi, come potete vedere nelle foto, il terreno tra i filari è ricco di bellissimi fiori e spighe di orzo. Tutto è così naturale che in mezzo alle viti crescono spontaneamente anche degli asparagi selvatici.


Poi visitiamo le vigne nuove, con viti giovani ancora molto piccole. Per combattere sempre in modo naturale un tipo di insetto che le rovina, vengono legati all'inizio dei filari i rami secchi della potatura (lo vedete nella foto sopra) così che l'insetto indirizzi il suo interesse su quelli invece che sulle piante. Altri insetti che normalmente sono tipici e dannosi per l'uva (come la tignoletta) qui non si trovano perchè nei boschi e nei prati che si intervallano ai piccoli campi coltivati (caratteristica fondamentale delle aziende biodinamiche) vivono altri insetti che li ostacolano e li mangiano (la vecchia e sana catena alimentare). Nelle grandi coltivazioni intensive invece, gli insetti utili non possono vivere e la tignoletta ha campo libero per fare i suoi comodi. Nell'azienda sono presenti anche alcune viti selvatiche chiamate Lambrusche, tipologia di pianta precedente alla domesticazione della vite, che si trova nei boschi arrampicata agli alberi. La Maremma è una delle poche aree in Europa in cui si trovano ancora e La Maliosa vorrebbe in futuro provare a coltivarle valorizzandone l'uva.


Dopo una bella passeggiata per sentieri arriviamo agli uliveti antichi con piante molto distanti tra loro per essere raggiunte dal sole in ogni momento della giornata. Anche qui sono presenti diverse varietà di olivi tutti tipicamente toscani: Leccino, Frantoio, Leccio del Corno, Pendolino, Olivastra Seggianese e Canino. Vale sempre la regola dei sovesci quindi l'estetica è quella di un insolito uliveto con piante disposte in modo irregolare e con tanto terreno libero coperto di fiori. La Maliosa è un'azienda che si trova nella fase iniziale del suo sviluppo di crescita quindi ha una produzione ancora molto limitata. In compenso, come per il vino, hanno degli uliveti nuovi con 3500 alberelli piantati da qualche anno, non ancora produttivi ma che presto lo saranno (li vedete nell'ultima foto della composizione qua sotto).


Passeggiando tra un campo e l'altro abbiamo avuto la possibilità di vedere molte varietà di piante e fiori spontanei stupendi, quella varietà che arricchisce e differenzia un'azienda che punta sulla naturalità. La natura viene lasciata a compiere il suo corso normalmente e questo crea una ricchezza di biodiversità notevole ed assolutamente incantevole da guardare. Lungo i sentieri abbiamo trovato erbe aromatiche come il finocchio e la salvia selvatica, ciclamini spontanei, siepi secolari di mirto, calendule, mandorli, caprifogli (bianchi e rosa), euforbia (dai fiori gialli), litospermo (dai fiori blu) che potete vedere nelle foto qui sotto.


Ci siamo imbattuti anche in siepi di rosa canina profumatissima e abbiamo trovato le galle, delle escrescenze tumorali delle piante di forma rotonda dovute a funghi o parassiti che in Italia è molto comune trovare nelle querce (cosa di cui non conoscevo l'esistenza). Oltre ad avere informazioni in più sulle viti e sugli ulivi ho quindi imparato anche a riconoscere alcuni fiori ed erbe, il che è sempre utile e piacevole!


A fine giro ci siamo fermati all'interno di una piccola costruzione tra gli uliveti nella quale vengono conservati i due preparati utilizzati in agricoltura biodinamica (composti naturali che migliorano la qualità del terreno). Sono il cornoletame (detto anche preparato 500), a base di letame bovino fatto riposare all'interno di veri corni bovini sotterrati per sei mesi, e il cornosilice (o preparato 501), una polvere di quarzo macinato. Il primo viene spruzzato nel terreno per aumentare l'humus dando quindi più nutrimento alle radici delle piante, il secondo viene spruzzato sulle piante per stimolarne i processi legati alla fotosintesi e l'assorbimento di luce. Entrambi vengono distribuiti dopo essere stati "dinamizzati", ossia mescolati secondo un certo metodo e per un certo tempo all'interno di macchinari come quelli color rame che vedete qui sotto.


La biodinamica segue il pensiero filosofico del suo invetore Rudolf Steiner (morto negli anni 20) e gestisce le semine e l'irrigazione seguendo un calendario basato sull'influenza degli astri. Secondo Steiner un'azienda agricola è un organismo vivente a ciclo chiuso che l'agricoltore deve curare utilizzando coscientemente le forze naturali che lo compongono. Sosteneva che non si possono capire le piante, gli animali o i parassiti presi ognuno per sé, ma solo considerandoli parte del macrocosmo dell'universo e comprendere che tutto è in correlazione. I tre scopi fondamentali che la biodinamica persegue sono: mantenere la fertilità della terra, rendere sane le piante in modo che possano resistere a malattie e parassiti, e produrre alimenti di qualità più alta possibile. In pratica prendersi cura della terra per aver cura dell'uomo e viceversa. Il lavoro di un'azienda biodinamica e di far lavorare bene la natura senza sfruttarla ma pensandola come qualcosa da conservare anche per le generazioni future.


Finita la spiegazione ci siamo spostati in uno spiazzo aperto tra un vecchio ulivo ed un mandorlo che è una sorta di terrazza naturale dalla quale si può ammirare tutto il paesaggio collinare della zona. Campi misti a boschi a perdita d'occhio senza riuscire a vedere nemmeno un paesino, una cosa meravigliosa. Qui abbiamo fatto una degustazione dell'olio la Maliosa giudata dal maestro d'olio Fausto Borella ed in seguito abbiamo pranzato con un pic-nic preparato dallo staff dell'Hotel Terme di Saturnia. Il signor Borella ci ha parlato dell'importanza della scelta dell'olio giusto per ogni piatto (un po' come si fa per il vino) e della difficoltà di far emergere nel panorama italiano gli oli di qualità prodotti da olive italiane rispetto a quelli prodotti da un mix di oli comunitari europei e venduti a prezzi stracciati. Un olio buono è giusto che abbia il suo prezzo e non si può pretendere di avere un prodotto sano e ricco di proprietà pagandolo 1,99 euro a bottiglia come è avvenuto di recente per una produzione Carapelli. Quello è stato un caso che ha smosso l'opinione pubblica e ha indignato la maggior parte dei lavoratori ed appassionati del mondo dell'olio. Una concorrenza sleale ad un prezzo che è basso anche per l'acquisto della bottiglia vuota di vetro in sè, e una proposta di un olio più simile ad un lubrificante per auto che ad altro. L'Italia è uno dei paesi in grado di produrre oli della qualità più elevata ma sono pochi quelli che sanno distinguere i prodotti eccellenti da quelli scarsi, come avviene invece per il vino. L'obiettivo dei produttori che amano il loro prodotto è quello di puntare a diffondere una cultura dell'olio e fortunatamente si stanno muovendo in questo senso.
Ah... le due signore sorridenti nella foto sopra sono a sinistra Antonella Manuli (la signora Maliosa) e a destra Carla Milos (la signora Terme di Saturnia).


Il pic-nic è stato sublime: coperte distese sotto l'ulivo per sdraiarsi al sole, panorama mozzafiato e vino fantastico! Questo il menu:
quiches di verdure
frittatine agli asparagi
bruschette al pomodoro
insalata di riso capricciosa
verdure alla griglia sott'olio profumate alla menta
arancini di riso
focacce e pani dello chef con lievito madre
tagliere di formaggi stagionati
tagliere di salumi misti tagliati al coltello
crostate di marmellate, torta di mele, torta della nonna
cantuccini e vin santo


Il cibo era abbodante e gustoso, inutile dire che ho riempito il piatto più volte. Erano tutte preparazioni molto adatte ad un pranzo informale all'aperto come questo. Ho apprezzato moltissimo i cantucci e la torta di mele veramente soffice e delicata.


I due vini La Maliosa che ci hanno servito sono veramente ottimi, in particolare ho apprezzato il bianco ma solo perchè in generale preferisco quasi sempre i bianchi. Innanzitutto c'è da dire che ha un colore ambrato davvero invitante dovuto a una lunga vinificazione a contatto con le bucce che lo fa rientrare in quella tipologia di vino che gli americani chiamano orange wine (ma attenzione è pur sempre un vino bianco e non un passito). È costituito da uve Procanico all´80% e per il 20% da Ansonica, Grechetto e Malvasia Bianca. E' dolce e fruttato ma allo stesso tempo fresco. 


Il rosso invece è un assemblaggio principalmente di Ciliegiolo e Alicante. Dato che i due vini non vengono filtrati e nella cantina non viene usato alcun prodotto di origine animale, possono essere consumati anche dai vegani. Il passito che ci hanno offerto non era di loro produzione ma era comunque buonissimo. In Toscana senza cantucci e passito non ci sanno proprio stare! ;)


A fine pic-nic (sarei rimasta a dormire sulle coperte per tutto il giorno), siamo tornati all'hotel che ci ha offerto un pomeriggio di relax nel proprio impianto termale. Il Terme di Saturnia Spa & Golf Resort è un albergo a 5 stelle elegante e sobrio ricavato da un'antica costruzione in travertino. Ha al suo interno due ristoranti: uno propone piatti mediterranei e l'altro, che ha da poco ricevuto una stella Michelin, offre piatti tipici toscani.


Appena arrivati ci hanno fornito accapatoio, asciugamani, ciabatte, e ci hanno accompagnato agli spogliatoi. Avevamo a disposizione un bagno romano composto da mini piscina con acqua termale, sauna, bagno turco, docce ad idromassaggio e dispensatore di ghiaccio per rinfrescarsi. Ho passato gran parte del pomeriggio lì dentro ad oziare nell'acqua calda.


Il pezzo forte dell'hotel però sta nel possedere proprio la sorgente della famosa acqua vulcanica, una piscina naturale che in realtà è un cratere profondo 4 metri attorno al quale si sviluppa tutta la struttura alberghiera. L'acqua a 37° costanti sgorga qui da oltre 3000 anni a 800 litri al secondo rinnovando per venti volte al giorno tutta la  vasca. E' un'acqua ricca di proprietà benefiche ma molto pesante quindi mi stancavo facilmente nuotando. Però lascia la pelle estremamente liscia e pulita. Il fondale del cratere ricco di muschio ed alghe dona all'acqua una varietà di colori stupendi che vanno dal blu al verde, e anche il solo guardarla rilassa. Intorno alla piscina ci sono prati con lettini ed ombrelloni, piscine idromassaggio, una vasca minore per chi non sa nuotare e delle cascate artificiali sotto alle quali sedersi e lasciarsi massaggiare dal potente getto.


Sono rimasta li per più di 4 ore passando da una piscina all'altra e alla fine devo dire che mi sentivo a metà tra l'essere rilassata e l'essere distrutta (mi ero pur sempre svegliata all'alba!). Questo però non mi ha impedito, una volta lasciato l'hotel, di passare a vedere le famose cascate naturali di Saturnia affianco al vecchio mulino. Nonostrante fosse già tardi c'era ancora parecchia gente e devo dire sinceramente di essere  rimasta un po' delusa da quella che viene definita la Pamukkale italiana. Me la immaginavo più grande ma sopratutto me la immaginavo più pulita. Va bene che è un luogo pubblico e quindi aperto a tutti sempre ma la gente è proprio incivile. Lattine e bottiglie vuote ovunque, sigarette e fazzoletti a terra... un vero peccato.


Però il colore dell'acqua, celeste e bianco opaco, così diverso da quello dell'hotel, era comunque bellissimo e le vasche naturali calcaree mantengono sempre il loro fascino. Purtroppo neanche l'acqua è pulitissima perchè prima di arrivare qui passa per altri hotel e strutture.


Alle 20.30 passate sono ripartita alla volta di Roma e questo è lo stupendo panorama toscano al tramonto che mi sono lasciata alle spalle. E' stata una giornata da ricordare con estremo piacere che mi ha permesso di conoscere persone deliziose come la signora Dominique, con la quale ho scoperto di avere molte idee e valori in comune. Se capitate in Maremma ricordatevi di questi posti splendidi e visitateli, ve lo consiglio spassionatamente.




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venerdì 11 maggio 2012

Ricette per bene è in vendita!


Finalmente è uscito! Ormai non ci credo che possiate non sapere di cosa sto parlando perchè sia qui che su facebook vi ho assillato con tutte le news passo passo durante la creazione di questa bellezza (e si la modestia se ne va un po' al quel paese in questo caso). Quella che vedete è la copertina con l'illustrazione di Nina e la grafica di Paolo. Potete acquistarlo alla modica cifra di 5€ sul sito dell'editore Edizioni di Karta (ribadisco che va tutto in beneficenza ai genovesi che non si sono ancora ripresi dall'alluvione di novembre). Per avere info sempre aggiornate sul libro, sulle presentazioni e sugli eventi ad esso legati potete visitare il sito creato ad hoc "Un Libro per Officina di Cucina", andare su Twitter con l'hashtag #RicettePerBene o seguire la pagina facebook RicettePerBene che, siamo orgogliosi di dire, ha avuto 170 like in sole 12 ore di vita! 

Vi do qualche dritta sull'acquisto dell'e-book. E' disponibile in tre diversi formati:
  • in Pdf - avrete il libro come è stato ideato e costruito da noi, con quei colori, quella grafica, le foto là dove erano state pensate. Se avete un tablet (iPad, GalaxyTab e tutti gli altri), o se pensate di godervi le ricette sul vostro computer questo è il formato per voi. Mantiene la grafica e i colori come se fosse un libro cartaceo.
  • in ePub - formato versatile per eReader, che permette di adattare le pagine al vostro schermo per piccolo, orizzontale o verticale che sia. Avrete gli stessi contenuti del formato pdf, perderete però la grafica che sarà molto semplificata, ma non i nostri racconti e le nostre ricette. Presenta quindi delle semplificazioni grafiche ingenti ma è questo è il formato utilizzato dalla stragrande maggioranza degli store presso i quali Karta è distribuito.
  • in  Mobi - questo formato sarà quello utilizzato dall’Amazon Kindle Store. Vale lo stesso discorso fatto per l'ePub riguardo alla grafica e all'adattabilità della pagina. Se avete un Kindle Fire invece, potete vedere bene anche il pdf. 
A me verrebbe tanto da consigliarvi di scaricare il pdf. Paolo ha fatto davvero un bellissimo lavoro dando al libro una grafica pulita, semplice, lineare, luminosa e riprendendo i colori degli arredi del ristorante Officina di Cucina... sarebbe un peccato non averla. Inoltre io sono molto legata ai libri fisici e questo è il formato che si può avvicina ad un libro "vero". Sarà anche perchè a me piace leggere a casa, comoda, avendo a disposizione uno schermo grande (dove potrete vedere meglio anche le foto che sono una parte predominante del libro). E' pur vero però che averlo sempre con se, a disposizione in qualsiasi momento e ovunque siate, è una bella comodità quindi, visto che tanto costa poco e va tutto in beneficenza, compratene due versioni e il problema è risolto! ;)

News: Ricette per bene sarà presente al Salone Internazionale del Libro di Torino sabato 12 maggio dalle 11 alle 11.20 presso il padiglione 3, stand Q-R 121. Saremo ospitati da Simplicissimus e presenteranno il progetto Mariachiara, Fabrizio e Roberta. Io invece me ne rimarrò qui a Roma a pensare ad una possibile presentazione a Genova (proprio nel ristorante di Chiara e Claudia) e ad immaginare qualcosa anche per la capitale. Stay tuned!

Ah dimenticavo... immagino sarete curiosissimi di sapere chi sono i 42 foodblogger che trovere all'interno del libro: andate qui e lo scoprirete subito!

Ed ora di corsa a comprare il libro e a dimostrare la vostra solidarietà al progetto ...che se fate i bravi e il libro avrà successo avremmo più possibilità di farlo stampare e trasformarlo in un libro concreto per raccogliere ancora più fondi per Genova!


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giovedì 3 maggio 2012

Pasta estiva con olive, mandorle e menta


Adoro la pasta, la mangio praticamente ogni giorno ma nel blog ne parlo poco, troppo poco in realtà. Tutta colpa di quei dolci e di quei piatti esticamente più invitanti che attirano la mia attenzione fotografica e che preferisco postare rispetto ad altri più semplici. Stavolta però voglio parlarvi di queste penne perchè sono uno dei miei primi preferiti. Mi hanno folgorato l'anno scorso durante un evento del Gambero Rosso e da quella volta le ho riproposte spesso a casa. La differenza (perchè c'è sempre qualcosa che cambio) sta nel fatto che quando le ho conosciute erano condite con del sugo di pomodoro invece che con pomodorini a pezzi, e le olive erano delle nere italiane mentre io ho usato le kalamata (olive greche dal colore marrone-violaceo e dalla forma appuntita, grandi, carnosissime e molto saporite).


Avevo comprato un po' di menta fresca per decorare dei bicchierini di tiramisù alla fragola ma la menta è talmente buona che non si può pensare di utilizzarla solo come decorazione. Così il giorno dopo per non sprecarla ho preparato queste penne. E' un piatto semplice e veloce, e proprio per questo è fondamentale che tutti gli ingredienti siano di buona qualità, che le olive (di qualsiasi tipo le prendiate) siano saporite, che la menta profumi così tanto da inebriarvi e che le mandorle siano dolci e croccanti. Essendo primavera ho trovato al mercato l'aglietto fresco così ho preferito usarlo al posto dei soliti spicchi d'aglio. Quando è stagione lo preferisco sempre all’aglio secco perché è più delicato nel gusto e più ricco di sostanze. Inoltre si possono usare anche i gambi verdi, ancora più delicati e nutrienti.


Dosi per : 2      Difficoltà : facile     Tempo : 20-25 min
Ingredienti :
  • 200gr di penne rigate
  • un bel grappolo di pomodirini tipo vesuviano
  • una decina di olive kalamata
  • una manciata di mandorle già spellate
  • olio d'oliva
  • sale
  • aglio fresco (vanno bene anche un paio di spicchi di aglio secco)
  • qualche foglia di menta fresca (se non la trovate può andare quella secca)
Procedimento : 
Tritate l'aglio fresco e fate un soffritto veloce con l'olio. Poi aggiungete i pomodorini spellati e tagliati a pezzetti. Fate cuocere per almeno un quarto d'ora. Nel frattempo in un'altra padella fate tostare le mandorle fino a farle dorare, poi tritatele grossolanamente e lasciatele da parte. Contemporaneamente cuocete la pasta in acqua bollente salata. Tagliate le olive togliendo il nocciolo e versatele nella padella con i pomodori. Scolate le penne al dente e rigiratele in padella aggiungendo le foglie di menta spezzettate e le scaglie di mandorle.

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