E' passato un mese da Natale ma sto ancora sistemando le foto fatte in quei giorni...mi accorgo sempre tardi di scattare troppo e poi non ho il coraggio di cancellare nulla (i miei hard disk stracolmi sentitamente ringraziano!). Fatto sta che oggi sto ancora qui a raccontarvi dei ricordi buoni che mi porto dietro dalle feste, gastronomicamente parlando. Non posso che iniziare dal simbolo di ogni mio 25 dicembre, sua maestà il cappelletto in brodo di cappone! Mia madre passa serate a prepararne in gran quantità con la scusa che, ops...sono avanzati, e possiamo così mangiarli anche nei giorni successivi. Praticamente il mio pranzo di Natale si riduce "solo" a tre porzioni di questo piatto delizioso dato che per secondo viene portato obbligatoriamente in tavola il cappone lesso (non si può mica buttare tutta quella carne dopo averci fatto il brodo!) ed io non è che ne vada matta... poi diciamo pure che preferisco lasciare spazio a panettone e spumante ;-)
Se il cappelletto è un classico, la
salama da sugo ferrarese è stata una novità. Portataci in dono da un amico di famiglia, è stata accolta con iniziale scetticismo da quella cuoca marchigianamente old style che è mia madre: "ma cos'è? si mangia così o si deve cucinare? sembra un salame gigante! con cosa si abbinerà? magari la regalo a qualcuno a cui piace..." Alla fine invece è stata costretta a cucinarla perchè il signore che ce l'ha gentilmente regalata si è fermato per la cena e sembrava proprio brutto non provarla assieme. Abbiamo così capito che deve essere ripulita dallo strato di muffa e poi bollita in acqua per 4-8 ore. L'abbiamo servita con le lenticchie al posto del solito grassissimo cotechino e devo dire che il sapore era ottimo.
Riguardo ai dolci invece...beh, ammetto di chiedermi spesso perchè ci si debba privare del piacere di un panettone durante il resto dell'anno. Fosse per me lo farei produrre sempre! Ne ho mangiati tanti e di tutti i tipi ma il migliore rimane sempre quello classico, niente ripieno al cioccolato o cremine varie ma solo canditi e uvetta (solo canditi sarebbe ancora meglio!). Questa nella foto invece è un'ennesima versione di panettone (sempre rigorosamente artigianale) che ho provato quest'anno: impasto semplice senza uvetta ne altro, abbastanza asciutto e quindi presumo con poco burro, e ricoperto di glassa al cioccolato bianco.
Altro dolce festivo è il pandoro. Sinceramente non mi ha mai entusiasmato: è pesante, burroso, grasso e con lo zucchero a velo che dopo 2 secondi assorbe tutto l'unto e diventa appiccicoso e trasparente. Invece quest'anno mi sono ricreduta grazie ad un regalo: un pandoro artigianale proveniente dalla offelleria
Perbellini di Verona...tutta un'altra cosa! Un impasto più asciutto e non così stucchevolmente ultra-dolce...e poi confezionato con semplice carta da pacchi stampata, ripiegata e fermata con un po' di scotch, come farebbe chiunque per impacchettare un regalo.
Ora sfido chiunque ad ammettere che durante le feste non si è strafogato di cioccolata! I lindor rossi sono stati la mia dolce rovina e scommetto che non c'è alcun bisogno di parlarvene. Ormai li conoscono tutti grazie alla loro "irresistibile scioglievolezza"! Una piacevole sorpresa è invece stato il cioccolato fondente della cioccolateria artigiana torinese "
Guido Gobino". Se lo trovate provatelo perchè è fantastico! Altra meraviglia sono i cioccolatini ripieni di crema al liquore moretta. La
moretta fanese è una
miscela in parti uguali di anice, rum e brandy che i vecchi pescatori di Fano abbinavano al caffè per riscaldarsi durante la pesca di altura. Giuro che usata come farcitura di un cioccolatino è goduriosa! Il periodo natalizio non è famoso per i dolci al piatto ma uno meritevole di essere ricordato c'è: è un mix di avanzi assemblati con originalità che ho provato al ristorante "Una Taverna x Loro" a Loro Piceno. In pratica sono fette di panettone ripiene di semifreddo al torrone e ricoperte di cioccolato fuso....altro che scioglievolezza! ;-)
Passiamo al pezzo da novanta di ogni festa che si rispetti: lo champagne! Fa sempre chic sorseggiarne un pò ma devo dire che questa volta a casa mia si è esagerato. Una cassa intera di
Veuve Clicquot, regalataci oltre al Piper e al Moet&Chandon, bevuti anche durante pranzi e cene al posto del vino...si sfiora l'indecenza ;-) Il Clicquot è il mio champagne preferito ed oltre al gusto mi è sempre piaciuta anche la sua storia, che sarebbe poi la storia della famosa
vedova (veuve) Clicquot Ponsardin: una ragazza di 27 anni rimasta vedova nei primi dell'800 che decide di prendere in gestione le proprietà del marito diventando una delle prime donne imprenditrici. Produsse il primo champagne millesimato francese e riuscì ad esportarlo per venderlo negli ambienti nobiliari di San Pietroburgo. Inventò la “table de remuage” per rendere lo champagne ancora più limpido e divenne famosa con il soprannome “La Grande Dame de la Champagne”.
Passiamo al vino. Le marche sono famose per il Verdicchio dei castelli di Jesi (bianco) e per la Lacrima di Morro d'Alba (rosso) e io vorrei parlarvi di alcune cantine delle mia zona che li producono in maniera, secondo me, ottima. Iniziamo da quella più vicina a me, sia perchè si trova nel mio stesso paese che perchè i proprietari sono amici di famiglia: la casa vinicola
Garofoli. Ho provato quasi tutti i loro vini e i miei preferiti sono il Macrina e il Podium (due tipi di verdicchio fruttato) e il Dorato (un moscato passito leggero e molto aromatico che si abbina meravigliosamente con dolci e biscotti). Un'altra azienda vinicola meritevole è
Moroder , famosa per il suo rosso conero. La cosa bella di questa cantina è che è anche un'agriturismo con un ristorante in un casolare del '700 immerso nella campagna anconetana. Vi consiglio di andarci in estate a cena...mangerete in una terrazza porticata con vista nei campi al tramonto. Per quanto riguarda invece la Lacrima di Morro d'Alba, vi segnalo quella dell'azienda agricola
Luciano Landi e quella di
Lucchetti. La lacrima è un vino rosso profumato, molto fruttato e di colore scuro, quasi violaceo che va benissimo con i salumi tipici marchigiani come il ciauscolo e con i sughi di carne.
Un' altro bel ricordo è la cioccolata calda con panna e pasticcini della pasticceria
Angelo ad Ascoli Piceno. Ti servono la panna a parte in un calice in modo da scegliere tu la quantità giusta per la tua cioccolata (io da golosissima l'ho usata tutta!) e hanno una grande scelta di mignon tra cui quelli alla crema di burro decorati in molti modi diversi (un po' troppo dolci ma mooooolto carini).
Ho anche altri bei ricordi, non legati al cibo, grazie a dei piccoli momenti speciali come una camminata in campagna al freddo, un bel camino caldo, una bambina con le stelline di capodanno che mi ha fatto ripensare a quando ero piccola e un cagnolino dolce incontrato durante una passeggiata. Questo era l'ultimo dei miei resoconti festivi (era anche ora direte voi) e dal prossimo post ricomincerò con le ricette!
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