venerdì 27 aprile 2012

Libro libro libro libro libro!!!!!!!




A scrivere quest post mi sento felice e rilassata. Felice perchè riguarda un progetto bellissimo e rilassata perchè posso finalmente dire di aver concluso la mia parte di lavoro per questo libro... si è un libro, ed è stato deciso che si chiamerà "Ricette per bene". Per chi si fosse perso qualche pezzo o qualche post vi faccio un riassunto telegrafico (se volete leggere l'intera storia vi rimando al mio vecchio post sull'argomento). Novembre 2011, alluvione, Genova, ristorante "Officina di Cucina" di Chiara e Claudia allagato, tutto da rifare, tutto da ricomprare, fatica, soldi, sconforto, passarola web, attivazione foodblogger, creazione gruppo facebook, invio aiuti, invio soldi, invio materiali, invio alimenti, invio libri, invio forza lavoro, partecipazione aziende, partecipazione privati, partecipazione case editrici, riapertura ristorante, Chiara e Claudia felici. In super sintesi questo è quello che è successo e, siccome una cosa così non capita tutti i giorni, e siccome siamo tutti un po' orgogliosi (molto orgogliosi) di come si è comportato il mondo del web davanti a questa situazione (non pensavamo esistessero così tante belle persone in giro) abbiamo deciso di farci un libro, un libro su questa storia e sulla cucina del conforto, quella che aiuta a stare meglio, a sentirsi di nuovo felici e magari con qualche stimolo in più per andare avanti. Dato che "Officina di Cucina" ha già ricevuto tanto, assieme a Chiara e Claudia si è deciso di devolvere i ricavati della vendita di questo libro agli altri genovesi che stanno ancora accusando i colpi dell'alluvione, perchè sapete meglio di me che in certe situazioni, in Italia, si impiegano anni ed anni per ritornare alla normalità e a volte nemmeno ci si riesce. Stiamo lavorando a questo progetto da gennaio, con Mariachiara che ha coordinato e organizzato tutto, Roberta che ha avuto l'idea e che ha fatto da consulente editoriale, Paolo che ha ideato e realizzato la grafica del libro, Fabrizio che si sta occupando del blog dedicato, Ludovica Amat e Paola Miglio per il lavoro di comunicazione, Annalena e Alessandra che hanno fatto da ponte tra noi e Chiara e Claudia. Hanno accettato di contribuire al progetto con ricette e/o fotografie ben 41 autori/foodblogger (non chiedemi l'elenco perchè è una sorpresa!) e un'illustratrice per la copertina (Nina). Io invece ho fatto la photo-editor (per coloro che hanno partecipato in pratica sono stata la rompiscatole, quella stronzona che ad alcuni ha fatto rifare le foto, che vi ha assillato con "mi raccomando al fondo bianco, mi raccomando all'inquadratura, mi raccomando a questo e quello" e lo so che qualche vaff magari me lo sono preso). Inoltre dato che quello che mi riesce meglio è avere a che fare con un programmino che da 8 anni è quasi diventato il mio alter-ego (Photoshop), e dato che con la bellezza di 41 autori avere un libro esteticamente omogeneo è un'utopia ma per lo meno bisogna provarci, mi sono occupata anche della postproduzione. E proprio oggi ho chiuso l'ultima foto... ahhhhhhhh! Questa creatura per ora sarà pubblicata come e-book da Edizioni di Karta... ma abbiamo modo di sperare in qualche editore cartaceo futuro. Domenica Mariachiara parlerà di "Ricette per Bene" all’AlbaCamp e tra non molto ne saprete sempre di più fino all'annuncio della pubblicazione. Probabilmente faremo un'incursione anche al Salone Internazionale del Libro di Torino. Noi cercheremo di parlarne e di farne parlare in ogni modo (ci trasformiamo anche in super spammer all'occorrenza!) e vi chiediamo fin da ora di aiutarci a diffondere la notizia della prossima uscita del libro. Ve lo chiediamo non per noi ovviamente (non ci guadagnamo mica, anzi abbiamo lavorato sodo per portarlo a termine con in cambio il piacere di aver contribuito a creare qualcosa di bello ed utile) ma ve lo chiediamo per Genova, perchè ci dobbiamo aiutare tra di noi, abbiamo visto che si può fare e che funziona, perchè se non ci aiutiamo tra di noi possiamo pure stare ad aspettare per anni ed anni che arrivi la manna dall'alto... e non fatemi andare sul politico che poi mi innervosisco e mi irrito mentre quella che vi volevo dare oggi è solo ed unicamente una stupenda notizia. 
Insomma, spammate spammate spammate! 
Il libro sta arrivando e sarà bello e buono (in tutti e due i sensi)! ;)


P.S.:  scusate per eventuali castronerie ed errori di battitura ma è l'una del mattino e sto scrivendo dopo una giornata passata a ricontrollare tutte le foto del libro e dopo un'aperitivo/cena a tema spagnolo (facente parte dell'iniziativa "Per tutti i gusti"), organizzato dall'onnipresente Carlo Vischi presso l'Hotel Excelsior, e che mi ha un po' segnato... Sangriaaaaaaaaa!


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giovedì 19 aprile 2012

L'arancino alla vaniglia di Daniela e la Pasqua passata


Tutt'ora mentre scrivo mi sto gustando bicchierini su bicchierini di un liquore all'arancia meraviglioso (arancino  o arancello che dir si voglia). Mi fa compagnia da parecchi giorni, precisamente dal periodo di Pasqua appena passato. E' stato un regalo home made di Daniela, una cara amica di famiglia bravissima in cucina (e in particolar modo nel reparto dolci). I gentilissimi "contadini per passione" dei quali vi avevo già parlato qui, mi avevano regalato una seconda cassa delle loro arance, e alcune sono servite proprio per realizzare questa bontà.


Inoltre Daniela, sempre attenta anche all'aspetto oltre che al contenuto, ne ha regalto una bottiglia a me e una ai miei, nel senso che ci ha regalato anche le antiche e meravigliose bottiglie di vetro decorato che vedete nelle foto. Figuratevi se non apprezzo queste cose, visto che sono sempre alla ricerca di oggetti particolari da usare per le foto di food. Dato che avevamo ricevuto in regalo una colomba Loison al mandarino, a fine pranzo di Pasqua abbiamo deciso allegramente di bypassare il moscato ed accompagnarla con questo arancino alla vaniglia... ed è stata proprio un'ottima idea! 


Ovviamente ho passato quei giorni nelle Marche e ho trovato il mio giardino completamente fiorito e pieno di vita. Il glicine era profumatissimo ed in pieno regime di calabroni, bombi ed api indaffarate a fare il loro santissimo lavoro (che poi si trasforma in miele e solo al pensiero mi verrebbe da ringraziare per questo ogni apetta che incontro).


Erano fioriti anche i lillà, l'albero di albicocche si stava riempendo di piccoli frutti, ...


... il basilico stava alla grandissima e i bulbi che mi madre aveva comprato due giorni prima erano già sbocciati.


Da me non è Pasqua senza la pizza di formaggio (vi avevo dato la ricetta l'anno scorso) che è rigorosamente obbligatorio mangiare con fettone belle spesse di lonza o lonzino (non si discute).


Ho scattato queste foto nei primi due giorni di Pasqua, soleggiati e piacevoli, dopo di che la temperatura si è abbassata di dieci gradi buoni, la pioggia è arrivata copiosa e con lei una specie di secondo inverno che ancora ci portiamo dietro e che mi ha permesso nell'ultima settimana di prepararmi ancora lenticchie, minestre e sughi pieni di salsiccia e pancetta. Ora però ammetto che mi sto iniziando a stufare, e che per esorcizzare il freddo ingurgito quantità abominevoli di fragole... alternate a bicchierini di arancino! Immaginatemi pure al pc, durante un pomeriggio piovoso, in pigiama, con una sciarpa al collo, una ciotola di fragole con zucchero e limone sulla scrivania e una bellissima bottiglia di vetro che fa avanti e dietro dal frigo. Vi lascio la ricetta di questo liquorino in grado di rallegrare le giornate, che Daniela ha saputo rendere dolce quanto basta e non troppo alcolico.


Ingredienti :
  • 1l di alcool a 95°
  • 120 gr di bucce d'arancia bio
  • 2 stecche di vaniglia
  • 1l e 1/2 d'acqua
  • 1 kg di zucchero
Procedimento : 
Ricavate le bucce dalle arance stando attenti a non prendere la parte bianca e amara ma solo quella esterna arancione. Mettetele in infusione con l'acol e i granelli della vaniglia (che avrete precedentemente aperto) per 10-12 giorni. Poi preparate lo sciroppo facendo sciogliere lo zucchero con l'acqua in un pentolino a fiamma moderata e lasciando cuocere lentamente fino a raggiungere la giusta densità. Lasciate raffreddare e in seguito mescolatelo con l'infuso di bucce d'arancia. Filtrate il tutto, versate nelle bottigle e riponete in congelatore per una decina di giorni. Più tempo il liquore viene lasciato a riposare più è buono. 

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sabato 14 aprile 2012

Open Kitchen magazine versione pasquale


Il 5 aprile è uscita l'edizione pasquale-primaverile di Open Kitchen magazine. Per questo numero ho deciso di parlare di un argomento che mi sta molto a cuore e che ho già trattato più volte in passato nel blog: i codici delle uova e i tipi di allevamento delle galline ovaiole. Mi sembrava il numero e il periodo giusto per tirare nuovamente in ballo un tema importante di cui non si parla mai abbastanza. Se siete tra quelli che mi seguono costantemente starete pensando "e basta questa è fissata" ma se per caso siete follower meno assidui oppure semplicemente non conoscete abbastanza l'argomento, vi invito a leggere il mio articolo che trovate alle pagine 18 e 19. Potete sfogliare il magazine sia nel sito ufficiale che qui sotto, oppure scaricarlo qui



Buona lettura a tutti!




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Una cena canadese


Circa due o tre settimane fa (come passa veloce il tempo) sono stata invitata a prendere parte ad una cena organizzata dall'ambasciata del Canada in collaborazione con il Gambero Rosso per promuovere e far conoscere la cucina ed i prodotti tipici canadesi. Già dall'invito l'evento sembrava decisamente interessante. Uno chef canadese proposto dall'ambasciata, Cesare Santaguida (di origini italiane), e uno italiano, Luca Ogliotti (presenza fissa del Gambero Rosso). Stessi ingredienti canadesi per entrambi: manzo heritage angus, bisonte, astice del nord atlantico, granchio della neve, riso selvaggio canadese, cranberries e sciroppo d'acero. Un menù completo da prepare per entrambi (che si traduce per noi in due antipasti, due primi, due secondi e due dessert per un totale di otto portate).



Cesare Santaguida é l’executive chef e comproprietario della Trattoria Vittoria, un ristorante molto famoso che si trova nel cuore della capitale canadese Ottawa. E' autodidatta e lavora da oltre 20 anni creando piatti originali ispirati alla tradizione italiana utilizzando però prodotti canadesi. Ci ha spiegato quanto sia difficile trovare oggi bisonti selvatici e liberi in Canada, la maggior parte provengono da allevamenti (se si cerca una colpa bisogna risalire al periodo dello sterminio degli Indiani d'America e ai coloni che hanno decimato anche questi stupendi animali). La loro carne, pur essendo sempre stata l'alimento principale di tutta l'America settentrionale pre-colombiana, risulta oggi essere quasi una novità in quanto le mandrie, dopo essere state portate sull'orlo dell'estinzione nel diciannovesimo secolo, si sono ricostituite con estrema lentezza impiegando circa un secolo. Fatto sta che in generale, da quello che è emerso durante la serata e da alcune informazioni che sono poi andata a cercare qua e là nel web, il Canada sembra proprio essere quella nazione civile ed avanzata che tutti dicono di essere, anche nel campo agroalimentare. Nel mondo è il paese leader nella protezione del proprio ambiente naturale, del suolo agricolo e delle acque, e il clima freddo fornisce naturalmente alla campagna un periodo di riposo invernale eliminando parassiti e rinvigorendo la terra. Ha istituito il "Fish Habitat Management Program" e il "National Acquatic Animal Health Program" per proteggere la salute degli oceani che lo bagnano e delle sue acque dolci e la "Canadian Food Inspection Agency" che controlla l'intera filiera di produzione affinché tutti i prodotti siano conformi alle norme. Inoltre il Canada è il paese che al mondo riesce maggiormente a far fruttare le competenze dei propri laureati in particolar modo nell'industria alimentare (sto sentendo la vocina che mi dice "emigrare"). Famosissimo per le sue oltre 160 specie di pesci e crostacei che vivono nei tre oceani che lo circondano (Atlantico, Pacifico e Artico) e nelle sue enormi riserve d'acqua dolce (ricordiamoci che il Canada ha una zona vastissima chiamata "regione dei grandi laghi") che gli conferiscono il primato di possedere il 25% di risorse d'acqua dolce del globo. Tutto questo non vi basta? E allora diciamo anche che è tra i primi produttori mondiali di carne bovina non per quantità ma per qualità, perchè alleva le Angus, Hereford e Charolais che possiedono carni tenerissime perchè sono razze più delicate che quindi meglio si adattano al freddo. I bovini infatti mal sopportano il caldo e le razze più abituate al calore hanno carni più dure. Inoltre i loro allevamenti non sono quelli che intendiamo noi. Hanno la fortuna di avere a disposizione milioni di ettari di praterie quindi non si sono posti il problema dello spazio e degli allevamenti intensivi. Allevare bisonti per loro ha il grande vantaggio di essere ecologicamente sostenibile perchè le necessità nutritive di questi animali si soddisfano unicamente con le erbe perenni che crescono naturalmente in tutta la nazione, senza dover coltivare erbe o cereali apposti.



Passando invece alla cena, quelle che vede sopra sono le foto del MENÙ CANADESE che comprendeva:

- Carpaccio mare e monti con filetto di manzo heritage angus canadese e coda di astice accompagnato da una vinaigrette di cranberries 

- Bisque di granchio della neve, gamberi e halibut con bacon affumicato con legno d'acero. In reltà ci sono stati problemi nel far arrivare i granchi in Italia quindi la bisque era un mix di granchio, con cui Santaguida aveva preparato il brodo nel suo ristorante di Ottawa che si era portato in aereo fino a Roma (santo subito), e di astice (le chele che si vedono spuntare dal piatto).

- Bisonte canadese coperto da un demi‐glace di mirtilli servito con riso selvaggio canadese accompagnato da cranberries e rafano (taglio di carne corrispondente al lombo, molto magra e tenera, cotta a bassa temperatura a 63° per due ore sottovuoto e a bagno maria e poi fatta rosolare in padella).

- Tortino allo sciroppo d’acero con composta di frutti  di bosco e panna

Il bisonte mi ha entusiasmata! Mai mangiato carne così tenera, il coltello poteva anche non servire... poi accoppiato con il riso selvatico così tosto saporito e con i cranberries (che adoro infinitamente)... la fine del mondo! Questi animali possiedono una carne estremamente nutritiva ma magrissima, quindi con meno calorie e colesterolo. La bisque era buonissima e molto particolare grazie alla sua parte solida (fredda, croccante e dall'intenso sapore di affumicato) unita a quella liquida versata cada al momento. Ci hanno detto che gli astici sono arrivati a Roma freschi e sono stati quindi cotti da vivi. Questo è decisamente il prodotto candese più famoso e pregiato anche perchè la loro cattura avviene unicamente con il vecchissimo metodo delle gabbie individuali. Il granchio della neve invece (che è una bestiolina di queste dimensioni) viene pescato in Québec e solo gli esemplari maschi adulti vengono venduti, femmine e giovani vengono rimessi in mare per non influire sulla loro riproduzione. Il dolce non era ai livelli eccelsi del resto (il che significa che era comunque molto buono), sarà che da grande fan dello sciroppo d'acero mi aspettavo che il suo sapore fosse forte e predominante.



Queste invece sono le foto del MENU ITALIANO:

- Cannolo croccante alla tartare di bisonte canadese con spuma di ceci di onano al rosmarino

- Tortelli di astice canadese e carciofi alla romana con olio aromatizzato alla mentuccia (la pasta dei tortelli era composta da ben 40 tuorli per chilo di farina per renderla più elastica in modo da non comprimere i tocchetti delicati di astice posti all'interno)

- Brasato di manzo heritage angus canadese con purea di patate rosse e agretti

- Golosità ai cranberries, ricotta di bufala e riso selvaggio canadese


Se nel menù precedente si dava spazio ad un mix di sapori dolci e salati all'interno dello stesso piatto, questo invece da grande rilevanza alla cucina italiana (carciofi alla romana in primis). Così abbiamo potuto mangiare un primo di una bontà assoluta con una crema di carciofi accompagnata da piccoli pezzetti di carciofo fritto croccante, un secondo meraviglioso dal sapore rassicurante di cose di casa (purè e sugo) ma con una carne bovina così mordiba che qui da noi ce la sognamo, e un dessert forse un po' troppo dolce per via della ricotta... ma anche in questo caso sarò io che in generale non adoro troppo i dolci fatti con la ricotta (i siciliani non me ne vorranno per questo).



E da bere? Vino canadese ovviamente. C'è una parte del Canada infatti che  assomiglia come clima a quello francese, con estati assolate e autunni tiepidi: sto parlando delle zone meridionali dell'Ontario e della British Columbia, in particolare della regione del Niagara. A dire la verità non sono rimasta molto colpita da questi vini ma è pur vero che noi Italiani, abituati come siamo a bere i nostri e quelli dei vicini francesi (il top del mondo insomma) come facciamo poi a farci piacere gli altri? ;) Inoltre ero molto incuriosita dall'icewine del quale non avevo mai sentito parlare (scusate l'ignoranza in tema): un vino dolce da servire freddo, simile al nostro passito insomma, ma prodotto da grappoli d'uva raccolti ghiacciati, nel momento in cui la temperatura esterna oscilla tra i -14° e i -8°.
I vini proposti per la serata erano:

Rossi:
Vinelands Cabernet Franc 2008, Niagara, Ontario
Pillitteri Cabernet Franc 2007, Niagara, Ontario

Bianchi:
Fielding Gerwurztraminer 2008, Beamsville Bench, Ontario
Pillitteri Chardonnay 2010, Niagara, Ontario

Vino dolce:
Paradise Ranch Riesling IceWine 2006, Okanagen Valley, British Columbia



Prima dei dolci mi sono alzata per sgranchirmi un po' le gambe e sono andata ad affacciarmi in cucina così ho anche visto i vari aiuto cuochi prepare quello che mi sarei poi divorata ;) A proposito di cucina, dato che devo farmi perdonare il ritardo con cui vi ho parlato di questo evento, vi scrivo qui sotto le ricette del menù canadese così come ce le ha gentilmente scritte lo chef Cesare Santaguida (nel caso vi venisse voglia di prepare una cena particolare).


- Canadian snow crab, shrimp and halibut bisque with maple-smoked bacon
1 large white onion
200 ml white wine
8 shrimp
1 snow crab
250 gr halibut
4 medium sized potatoes
250 ml cream
100 ml milk
4 teaspoon maple smoked bacon
salt and pepper to taste
In a large pot, sweat the chopped onions, add white wine and fish stock. Bring to a boil and add pealed chopped potatoes. Once potatoes are soft, purée mixture, add cream and milk and blend until silky smooth. Pour into bowl with pieces of seafood from stock. Top with maple smoked bacon.


- Canadian bison with a blueberry demi-glaze served atop wild Canadian rice and
finished with cranberries and horseradish
1 kg bison tenderloin
500 ml beef stock
1 cup dried blueberries
1 tablespoon cocoa powder
2 tablespoon balsamic vinegar
pinch chilli powder
salt and pepper to taste
Blueberry sauce: In a sauce pan bring to a simmer. Reduce beef stock reduce by half, add dried Blueberry Balsamic Vinegar, Cacao Powder and chillies. Let simmer until reduced again by half or until it coats back of spoon. Salt and pepper to taste.
Bison: Season bison with salt and pepper. Vacuum pack and place bag in water bath at 61-63°C for minimum of 1 to 3 hours. Remove bison from bag and pan sear on high heat for 1 minute per side. Slice and serve with sauce.
Rice:
200 gr wild rice
2 tablespoon horseradish
1/2 cup dried cranberries
4 tablespoon olive oil
salt and pepper to taste
In a large pot bring to a boil 2 liters of salted water and add 200 gr. of wild rice. Reduce to a simmer and boil for 20-30 minutes or until rice splits open. Remove and strain. Mix in 2 table spoons of horseradish, dried cranberries, olive oil, and salt of pepper to taste.


- Surf and turf carpaccio with Canadian "Heritage Angus" Beef tenderloin and
fresh Canadian lobster tails complimented with cranberry vinaigrette
300 gr fresh beef tenderloin
1 fresh lobster tail
100 ml olive oil
30 ml white wine vinegar
1/4 cup dried cranberries
1 lemon
salt and pepper to taste.
season beef tenderloin with salt and pepper. Refrigerate.
Lobster: Blanche fresh lobster tail in boiling water for one minute to loosen shell. Remove shell and chop lobster meat. Season with salt, pepper and lemon juice.
Cranberry dressing: whisk olive oil, white wine vinegar, dried cranberries, salt and pepper. Toss with baby arugula. Slice beef place on plate top with lobster meat, garnish with arugula Salad.


- Maple tart with berry compote topped with cream
1 egg
1/3 cup maple syrup
1/4 cup brown sugar
50 gr melted butter
1 cup flour
50 gr sugar
Pinch salt
1/4 cup unsalted butter
25 ml ice water
Stand mixer with paddle combine flour, sugar, salt. Mix for 15 seconds and add cold butter and mix at low speed until butter is pea size. Add water until dough pulls together. Cut into 8 balls, roll out immediately. Bake at 375F for 20 minutes until set. Cool for 5 minutes and remove from pans.



P.S.:
Se volete avere altre info sui prodotti canadesi, sui vari fornitori e sul come trovarli in Italia, visitate questo sito dell'agri-food trade service canadese.
Se invece volete info sulla loro carne bovina andate sul sito della "Canadian beef breeds council" o su quello della "Canada beef export federation".
Per info sulla carne di bisonte c'è la "Canadian bison association".
Per info sugli astici e sui granchi della neve andate nel sito del "Lobster Council of Canada" , su quello della "Atlantic Canada lobster and seafood promotion group" oppure su quello della "Newfoundland association of seafood producers".
Infine per i vini visitate la "Canadian vintners association", il sito dei vini dell'Ontario e quello del "British Columbia wine institute".


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domenica 1 aprile 2012

Il lago ghiacciato e il pranzo rustico


Mentre in giro tutti decantano la primavera che sta arrivando, io lascio un ultimo ricordo all'inverno appena passato e vi presento un ristorante degno di essere elogiato.


Qualche settimana fa, in una delle mie scappatelle marchigiane, sono andata a fare un giro al lago Scandarello. In realtà questo lago è nel Lazio, in provincia di Rieti precisamente, ma è così vicino al confine marchigiano che ci abbiamo messo 20 minuti ad arrivare mentre da Roma avrei impiegato almeno 2 ore e mezzo. Era gelato e talmente ricoperto di neve che dalla strada si faceva difficoltà a capire se fosse davvero un lago o una semplice vallata.


Non c'era nessuno in giro (apparte un signore che piangeva e dava da mangiare ad alcuni gatti) ma erano visibili tracce ed orme ovunque. Orme di persone non molte in realtà ma più che altro di cani, gatti, uccelli e animali vari del bosco vicino.


La neve mi piace molto proprio per questo, ti fa rendere conto di quanti animali ci sono che normalmente non vedi, perchè si nascondo o semplicemente non li senti passare. Invece quando tutto è bianco e soffice, ogni cosa lascia un segno.


Al centro del lago c'era un bel groviglio di impronte, probabimente di qualcuno che una volta arrivato lì si è divertito a guardarsi intorno, ma nonostante la tentazione fosse forte non ho aggiunto anche le mie orme all'intreccio di linee. Davano l'idea di stare lì da un po' e vicino a riva il ghiaccio sembrava sottile... ecco... diciamo che non volevo andare a salutare le carpe che vivono lì sotto!


Non era freddissimo, c'era un bel sole che mi ha permesso di fare un giro a piedi e fermarmi spesso a contemplare il bianco (quasi mi accecavo) e fare un po' di foto (troppe come al solito).


Quando tutto è così bianco e spoglio, non ti rendi conto delle distanze e le cose sembrano più vicine di quanto siano in realtà. Da una piccola collinetta abbiamo provato a tirare un sasso per testare la resistenza del ghiaccio ma con parecchia sorpresa ci siamo accorti che la pietra non era arrivata nemmeno vicina alla riva del lago... ok che non siamo campioni olimpici di lancio col giavellotto ma qua avevamo proprio sbagliato a prendere le misure.


Ad un certo punto, passeggiando abbiamo avuto la visione un po' surreale di una vecchia barchetta, legata ad un albero, piena di neve con una distesa di ghiaccio dietro e delle montagne imbiacate sullo sfondo. Questo genere di contrasti mi interessano e mi stupiscono sempre (fotograficamente parlando).


In ogni uscita che si rispetti non sono mai del tutto soddisfatta se non incontro qualche animale, almeno un gatto, e questa volta mi è andata benissimo. Gatti a volontà, due cani, un pettirosso, tre cavalli e parecchi asini, tutto merito di un agriturismo in riva al lago che in quei giorni era ovviamente chiuso.


Adoro gli asini: hanno colori bellissimi con stupende sfumature, degli occhi intensi e sono estremamente socievoli e curiosi. Se ti mostri interessato si avvicinano e si lasciano accarezzare quasi sempre.


Gira che ti rigira, foto di qua e foto di là, ad una certa ti viene fame, e il caso vuole che a 5 minuti di macchina dallo Scandarello ci sia Amatrice (si proprio il paese dell'amatriciana) così ci dirigiamo verso un ristorante che è una certezza: "La Fattoria". Non si trova in paese ma in una frazione  più isolata chiamata Sommati e quello che servono o è di loro produzione (hanno un'azienda agricola) o è locale. Hanno mucche, maiali e pecore allevate in pascoli montani (non dimentichiamoci che siamo in zona Parco Nazionale del Gran Sasso) quindi producono, oltre alla carne, anche salumi, formaggi e una ricotta spettacolare! Definiscono la loro cucina "senza fronzoli" ed è vero, è molto rustica e tipica. Scordatevi il menù scritto, non serve. La scelta in genere è tra non più di 3 primi e 3-4 secondi che vi vengono elencati al tavolo.


Entriamo e noto con estremo piacere che oltre a noi ci sono solo altre 2 persone sedute ai tavoli... ci dicono che in un paese vicino c'è una fiera e che probabilmente sono andati tutti là. Meglio così, relax e niente confusione. L'anitpasto non si discute, nel senso che non è proprio considerato il fatto che possiate non ordinarlo. E' un cavallo di battaglia perché i loro prodotti di punta vengono serviti interi. Una ricottona gigante, formaggi, salami e salsiccette varie che sei libero di affettare e mangiare in quantità a tuo piacimento (tranquilli che se vi mangiate una fetta sola o mezzo salame il prezzo non cambia). A questi vengono aggiunte delle buonissime olive verdi grandi e ricche di polpa (presumo delle "tenere ascolane" data la zona) e delle pizzette fritte calde che sono la fine del mondo se mangiate con i suddetti prodotti (prendi esempio dalla foto sotto).


Poi ci sono gli antipasti caldi (anche questi non si discutono) che sono buonissime lenticchie leggermente piccanti con salsiccia, una porzione di trippa, patate lesse, e panonta, un piatto tipico della zona Molise, Abruzzo e interno Lazio composto da pane unto nell’olio della frittura di pancetta con sopra appunto pancetta o salsiccia (questo ammetto che è veramente tosto e sono riuscita a mangiarne solo un pezzetto).


Poi con i primi arriva anche la possibiltà di scelta. Scelta di capire se riuscite ancora a mangiare altro dato che gli antipasti sono come un pasto completo, e nel caso scelta tra amatriciana, gricia, ravioli ricotta e spinaci con pomodoro o fettuccine al sugo con funghi porcini. Noi abbiamo chiesto un po' di gricia e un po' di amatriciana (ci sembrava doveroso) e intendevamo due porzioni di una e due dell'altra dato che eravamo in quattro, ma purtroppo questo non è un ristorante abituato a piccole porzioni così hanno capito quattro piatti di ognuna. Ovviamente non siamo riusciti a finire tutto ma erano così buone che ne ho mangiate più di quanto avrei immaginato. Infine la domanda della morte: "Volete qualche secondo? Abbiamo abbacchio al forno con patate, vitella, porchetta, scottadito, bistecche... o magari preferite un arrosto misto?" No grazie, è stato tutto spettacolare ma non ce la posso proprio fà, sto a morììì!! Probabilmente gli facciamo un po' pena e non insiste ma passa direttamente al dolce: "Abbiamo il nostro dolce della casa, quello lo porto si?" No guardi davvero, non è per cattiveria, anzi proverei tutto ma proprio la morte è vicina. Se ne va senza dire niente, e torna con un piatto con quattro fette di ciambellone all'anice e quattro bottiglie intere di liquori e amari vari. "Una fettina a testa almeno lo dovete provare, poi ho portato i digestivi e ne potete prendere quanti bicchieri volete". E aveva ragione, il dolce era troppo buono per non provarlo. 


Conto finale attorno ai 25 euro.... ebbene si, il trittico qualità-quantità-convenienza esiste e questo posto ne è la prova. Tutto buonissimo, il signor Angelo simpatico e gentile, e siamo usciti dal ristorante con quella sensazione di stordimento misto a sonno tipica di quando mangi tanto e bene (un po' come dopo il pranzo di natale). Se proprio devo andare a trovare il pelo nell'uovo posso dire che il vino (come nella gran parte dei ristoranti rustici di paese) non era un granché e che sarebbe stato il top se non ci fosse stata la tv costantemente accesa. Consiglio: evitate di andarci la domenica a pranzo. In zona è un ristorante conosciuto e nell'ultimo giorno della settimana si può riempire totalmente. Infatti, oltre alla sala piccola dove siamo stati noi, il ristorante ha una sala molto grande che usa anche per piccole e medie cerimonie, compleanni, feste, ecc. e la probabilità che queste avvengano di domenica è molto alta. Ve lo dico perché una volta mi ci sono trovata in mezzo ed era difficile persino parlarsi tanto era il rumore. Se ci andate durante la settimana di sicuro tutto sarà perfetto e tranquillo... e magari il signor Angelo avrà il tempo di farvi uno scherzetto col caffè (andare per capire). 


... e dopo una giornata così, quando arrivi a casa ti viene voglia di sederti sulla sedia a dondolo davanti al camino a non far niente.


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