giovedì 21 aprile 2011

Frullati, centrifugati, smoothie e frappè


Nell'ultima settimana mi sono preparata una quantità esorbitante di frullati e drink vari di frutta. Questo perchè, presa dal raptus di comprare ogni sorta di novità di stagione che trovavo al mercato (tutto merito della primavera), mi sono ritrovata il frigo e la dispensa pieni di buonissimi frutti che nel giro di pochi giorni avrebbero iniziato a deteriorarsi (vedi le fragole che hanno una durata veramente breve). Mi è venuto perciò spontaneo scrivere l'articolo per la rubrica di food di cui mi occupo parlando di queste bontà e mettendo alcuni punti fermi sulle loro differenze e sulle proprietà della frutta che ho utilizzato per realizzarle.


Vi riporto quello che ho scritto a riguardo : 
Siamo a metà aprile e sono proprio questi i giorni in cui si sente il vero passaggio dall'inverno alla primavera, e come noi lo sentono anche i campi, la frutta e la verdura. In queste tre settimane a cavallo delle due stagioni abbiamo il privilegio di poter ancora usufruire di frutta invernale come arance, kiwi, mele, pompelmi e melone bianco, e nel frattempo gustare anche le prime fragole e vedere le piante di basilico crescere ed iniziare a profumare. Nei banchi dei mercati si vedono già asparagi, rucola, fave e zucchine e, per chi segue un alimentazione legata alle stagioni e non compra verdura di serra, è una sorta di rinascita dopo un lungo inverno di spinaci, verza e broccoli. Le belle giornate e la temperatura mite invitano a godersi qualcosa di fresco e saporito lasciandosi alle spalle le calde zuppe, vellutate e polenta. Le gelaterie riaprono e i bar ripropongono frullati, frappè, smoothies e centrifugati e dato che c'è sempre molta confusione quando si parla di questi tipi di drink, cerchiamo di descriverli bene e chiarire un po' le cose. 
Il frullato è la base di ogni preparazione e si realizza frullando frutta (preferibilmente con la buccia se commestibile, per il suo apporto di fibre) alla quale si può aggiungere acqua, latte, yogurt liquido, spremuta e succhi di frutta. Vanno sempre mescolati bene prima di berli per evitare che la parte solida si depositi sul fondo del bicchiere. La consistenza del frullato deve essere più liquida che cremosa. E’ bene scegliere frutti ben maturi con un sapore dolce, per evitare di dover aggiungere zucchero che appesantirebbe inutilmente l’apporto calorico. Lo zucchero inoltre vanificherebbe la funzione dissetante del frullato dato che gli zuccheri, una volta raggiunto lo stomaco, richiamano acqua e questo provoca una sensazione di sete. L'eventuale aggiunta di latte e yogurt liquido arricchisce il frullato di proteine e grassi e in questo caso è meglio considerarli come dei sostanziosi spuntini o come pasti leggeri invece che come semplici bibite.
Il frappé è semplicemente un frullato di frutta a cui viene aggiunto il gelato o in alcuni casi del ghiaccio tritato. Vi si possono anche aggiungere liquori, caffè o altri aromi come la menta.
Lo smoothie è una bevanda di frutta o verdura mescolata, spesso ottenuta da frutta frozen e con l'aggiunta di ghiaccio tritato, frozen yogurt o yogurt greco. Alla frutta si può aggiungere miele, sciroppo d’acero, cioccolato e aromi. La consistenza è simile a quella del frappè, ma lo smoothie non contiene gelato e solo raramente latte.
Per realizzare un centrifugato occorre l'apposito elettrodometisco, la centrifuga, oppure un robot da cucina che la contenga come accessorio. La centrifuga separa il succo dalla polpa e dalla buccia della frutta e della verdura. Quello che ne rimane è un concentrato liquido di vitamine e sali minerali, più povero di fibre rispetto al frullato, ma molto più versatile. Non presenta parti solide degli ingredienti utilizzati e ha l'aspetto liscio di un succo.
Inutile dire che bevande del genere sono piene di proprietà benefiche e salutari diverse a seconda del tipo di frutta e verdura utilizzata. Prendiamo in considerazione un centrifugato, un frullato e uno smoothie e vediamo come si preparano e quali apporti danno al nostro organismo.


Centrifugato di fragola, pompelmo rosa e basilico
In questo drink si mescolano tre alimenti con sapori molto diversi (uno dolce, uno acido e uno aromatico). Le fragole ci danno di un gusto morbido, il basilico conferisce un profumo e sapore estivo e il pompelmo rinfresca inasprendo leggermente il tutto. Le fragole, che sono costituite per il 90% di acqua, idratano le cellule dell'organismo fornendo pochissime calorie, inoltre contengono enzimi che attivano il metabolismo dei grassi aiutando il corpo a eliminare l'adipe e a dimagrire più facilmente. Sono ricche di vitamina C (5 fragole ne contengono quanto un'arancia intera) e contengono xilitolo, una sostanza dolce che previene la formazione della placca dentale e dell'alito cattivo. Il pompelmo rosa stimola la secrezione dei succhi gastrici ed ha eccezionali proprietà digestive tanto da poter sostituire il tradizionale amaro di fine pasto in maniera salutare. E' ricco di fruttosio a rapido assorbimento ed è quindi energetico ed adatto agli sportivi dopo lo sforzo fisico. Il basilico è d'aiuto in caso di disturbi digestivi, ed è un ottimo defaticante sia a livello nervoso che muscolare. Le caratteristiche di questi ingredienti fanno si che questo frullato sia ottimo per reidratarsi dopo aver fatto sport, o per digerire dopo un pranzo troppo sostanzioso.

Dosi per : 1      Difficoltà : facilissima    Tempo : 5 min
Ingredienti :
  • 1 pompelmo rosa
  • 30 gr di fragole
  • 3 foglie di basilico fresco
Procedimento :
Sbucciate il pompelmo ed eliminate i piccioli delle fragole. Versate i 3 ingredienti in una centrifuga e servite il succo immediatamente. Se non avete una centrifuga ma avete qualche minuto in più a disposizione potete seguire questo metodo: spremete il pompelmo con uno spremiagrumi, poi frullate le fragole, il basilico e il succo del pompelmo con un minipimer fino a quando si formerà un composto cremoso e senza grumi, infine filtrate il tutto con un colino a maglie sottili.


Frullato alla banana, fragola e melone invernale
Il frullato banana e fragola, un classico che piace soprattutto ai bambini, viene arricchito con l'aggiunta del dissetante melone bianco. Questa varietà di melone invernale ha un'alta percentuale di sali minerali,vitamine A e C ed è utile per rinforzare la pelle. Pur essendo molto dolce può essere consumato anche dai diabetici in quanto la quantità di zucchero contenuta è minima rispetto alla gran massa d'acqua, qualità che lo rende adatto anche a chi si trova a dieta. Le banane invece contengono tre zuccheri naturali (saccarosio, fruttosio e glucosio) e tante fibre. Sono ricchissime di potassio e sono uno dei pochissimi frutti che è possibile mangiare quando si soffre di ulcera. Hanno una forte presenza di triptofano (un amminoacido che il corpo converte in serotonina) e per questo sono d'aiuto contro la depressione. Questo frullato è ricco di sostanza, molto dolce e cremoso, quindi perfetto per quando ci si vuole tirare su di morale o coccolarsi un po'.

Dosi per : 1      Difficoltà : facilissima    Tempo : 5 min
Ingredienti :
  • 1 banana
  • 60 gr di fragole
  • 1 fetta spessa di melone bianco
  • 60 gr di yogurt magro
  • mezzo bicchiere di latte
Procedimento :
Tagliate la banana e il melone a cubetti ed eliminate i piccioli delle fragole. Versate tutti gli ingredienti in un mixer e frullate finchè tutta la frutta sarà ridotta a purea.


Smoothie al kiwi e mela verde
Una bevanda soffice e verde, dolce ma non troppo, e con un retrogusto acidulo. Il kiwi è ricchissimo di vitamina C, utile per curare il raffreddore, combattere l'anemia e le conseguenze di una dieta vegetaria. E' d'aiuto per chi, soprattutto in questa stagione primaverile, è soggetto ad allergie e a stati di spossatezza e si dice anche che rallenti l'invecchiamento (per questo viene usato in molti integratori e creme). La mela contiene pectina, una sostanza in grado di depurarci dalle sostanze tossiche, e per questo molto indicata nella dieta di chi vive in zone particolarmente inquinate o piene di smog. La buccia è particolarmente ricca di fibre e sostanze benevole quindi sarebbe bene comprare sempre mele biologiche per essere sicuri di poterne consumare anche la parte esterna. Inoltre serve per il mantenimento di denti e gengive sane e mangiarne una dopo ogni pasto aiuta a rimuovere il grasso del cibo rimasto nei denti e a fortificare le gengive. Uno smoothie con questi due frutti è ideale per combattere la vita stressante di città, piena di traffico e sostanze dannose per il nostro organismo che spessono provocano anche allergie e irritazioni.

Dosi per : 1      Difficoltà : facilissima    Tempo : 5 min
Ingredienti :
  • 1 kiwi
  • 1 mela verde
  • 80 gr di yogurt greco denso
  • 30 ml di succo di mela (quello trasparente tipo sidro, non il succo di frutta alla mela)
Procedimento :
Sbucciate il kiwi e tagliatelo a pezetti. Eliminate il torsolo della mela e fatela a fettine, con o senza buccia a seconda del proprio gusto. Mettete tutti gli ingredienti in un mixer e frullate fino ad ottenere un composto cremoso ed omogeneo.

P.S.: dato che passerò le vacanze di Pasqua in quel delle marche a casa dei miei e non userò quasi per niente il pc, ci rileggiamo direttamente a maggio! Buone feste a tutti e mi raccomando, mangiate bene, sano e bio!



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venerdì 15 aprile 2011

Minestra di crêpes


In questo ultimi giorni a Roma è tornato l'inverno. Freddo, un po' di pioggia e tanto vento. La piantina di basilico che avevo deciso di trasferire in balcone durante la scora settimana di caldo ora mi sta maledicendo e all'improvviso mi ritorna la voglia di mangiare qualcosa di caldo e leggero. Ripenso ad una minestra di crêpes che mi ero assolutamente proposta di riadattare (la prima versione era un po' sciapa e insipida) e metto sul fuoco il brodo di carne. Alla fine della cena però mi rimane la nostalgia di quelle poche giornate di sole nelle quali giravo in motorino per Roma, senza giacca e in cerca di fragole e mi consolo pensando  che comunque tra poco ritornerà il caldo... in fondo siamo ad aprile e più di così non può farci aspettare!


Dosi per : 4      Difficoltà : facile    Tempo : 30 min
Ingredienti :
  • 3 uova
  • 100 gr di farina
  • 1/4 di litro di latte
  • 30 gr di timo
  • 4 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato
  • 200 gr di emmental
  • 20 gr di burro
  • 1/2 litro di brodo di carne
  • olio d'oliva    
  • sale      
Procedimento :
Preparate le crêpes: mettete la farina in una terrina e versate il latte a filo mescolando con una frusta. Aggiungete le uova continuando sempre a mescolare, salate e profumate con il timo. Infine aggiungete l'emmental tagliato a scaglie sottilissime. Se usate il timo secco già tritato basta versarlo nel composto mentre se usate quello fresco lavatelo bene, eliminate le parti dure dei rametti e usate solo le foglioline. In una crepiere o in una padella piccola antiaderente fate sciogliere il burro e versate parte del composto necessario per ricoprire tutta la superficie della crepiere (non esagerate mettendone troppo altrimenti le crêpes risulteranno troppo spesse e di più lunga cottura). Fate cuocere la prima  crêpe girandola ogni tanto e infine lasciatela raffreddare su un piatto. Ripetete fino a quando il composto non sarà finito. Arrotolate le crêpes e tagliatele a strisce larghe quanto delle pappardelle. Nel frattempo portate ad ebollizione il brodo e versatelo in una zuppiera o in delle ciotole assieme alle pappardelle di crêpes. Servite la minestra bollente versandoci un filo d'olio e facedoci sciogliere un po' di parmigiano.

P.S.: come avrete notato, ho aggiunto il watermark nelle foto di questo post. Non sono una fan di timbri e marchi, soprattutto nelle immagini, ma dato che esistono persone poco corrette che si sentono in diritto di usare il lavoro altrui, sono stata costretta ad inserire questa sorta di scritta/logo per tutelarmi un minimo. Ho cercato comunque di farlo nel modo meno invasivo possibile e, dato che da oggi in poi lo inseirò sempre, spero che le mie foto continueranno a piacervi anche in questo modo.

Con questa torta partecipo al contest "Le crespelle" di Aboutfood


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lunedì 11 aprile 2011

Orgoglio e pre-carietà


Piano piano inizio a diventare orgogliosa di questa piccola creazione che è il mio blog. Sono relativamente giovane nel mondo dei foodblogger (ho aperto questo spazio solo 4 mesi fa) ma le piccole soddisfazioni ogni tanto arrivano. L'ultima e la più importante sono le due nomination che ho ricevuto per il premio di miglior blog 2011 di Squisito nelle categorie "fotografia" e "cucina" e la mia sorpresa è stata ancora più grande quando ho scoperto che i blog in gara sono stati presentati a Vinitaly la scorsa settimana. Inutile dire che avrei tanto voluto esserci, anche per assaggiare tutte quelle pregiate bontà, ma purtroppo per partire ci vogliono soldi e ritorniamo al solito discorso penoso dei giovani che come me non si possono permettere certi sfizi. A proposito vorrei aprire una piccola parentesi sulla manifestazione dei precari che si è tenuta il 9 aprile nelle maggiori città italiane. Io ovviamente sono stata a quella di Roma e devo dire che eravamo parecchi ma non così tanti come mi aspettavo. Mi sono chiesta il perchè e per darmi una risposta ho chiesto anche ad amici e conoscenti...e mi sono accorta che molti non conoscono il significato di precarietà e non sanno nemmeno di rientrare in questa categoria. Altri pensano che questo argomento non li tocchi solo perchè in questo momento hanno un contratto di lavoro e non capiscono che il precariato è una condizione generale in cui naviga tutto il nostro paese. C'è chi non si può permettere un viaggio perchè pensa a risparmiare dato che è senza lavoro oppure ha un lavoro che potrebbe terminare all'improvviso, c'è chi non si può permettere ferie o giorni di malattia perchè ha un contratto a progetto, c'è chi non si può comprare un divano nuovo perchè il pagamento a rate lo fanno solo a chi ha entrate sicure, c'è chi non si può comprare casa perchè le banche non danno un mutuo a chi non ha un contratto a tempo indeterminato, c'è chi non può permettersi di fare figli perchè non ha la sicurezza di avere in futuro i soldi per poterli crescere, c'è chi non può immaginarsi un futuro perchè non ha niente di certo. Ora io non voglio iniziare discorsi pesanti e di autocompiangimento ma voglio solo darvi uno spunto per riflettere su quello che abbiamo o non abbiamo davanti. Chiudo questa parentesi e ringrazio tutti quelli che seguono, leggono e commentano i miei post perchè mi fanno capire che infondo quello che sto facendo piace anche a qualcun'altro oltre a me e che questo blog, articolo dopo articolo, diventa sempre più un progetto aperto e sempre meno un blog-diario personale. 

Se vi piace quello che faccio e cucino, o quello che scrivo e fotografo, potete votarmi su Blog cafè.



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giovedì 7 aprile 2011

Al contadino non far sapere quant'è buono il cacio con le pere


In occasione dell'uscita del mio secondo articolo sul giornale "L'infiltrato" ho deciso di parlare di un piatto che adoro letteralmente e che mi faccio spessissimo (anche quando mi capita di cenare da sola) perchè è semplice, veloce, godurioso e quando lo mangi è come se ti coccolasse con la sua cremosità : la pasta al gorgonzola e pera. In questo caso ho deciso di arricchirla un po' con le noci, con della cannella e con un leggero sentore di birra. L'accoppiata pera-formaggio mi ha dato lo spunto per raccontare una parentesi della storia del cibo e per parlare della nascita del "buongusto". Dato che sono moderatamente pigra (non è vero, sono smisuratamente pigra!) vi riporto per intero l'articolo, con un bel copia e incolla, sperando che lo troviate interessante e che possa servirvi per conoscere qualcosa della nostra storia descritta dal punto di vista del cibo.


Formaggio e pere, un raffinato cambiamento sociale

L'abbinamento formaggio-pera è considerato dai più come qualcosa di raffinato e moderno. E' di moda come aperitivo o come antipasto e sono moltissimi i ristoranti che offrono assaggi di formaggi vari accompagnati da marmellate, mieli fruttati o composte di frutta. In realtà non tutti sanno che questa accoppiata risale al XVI secolo e che è stata, oltre che simbolo di un cambiamento sociale, anche la causa della nascita del "buongusto" come forma più elevata e complessa del "gusto". Un proverbio toscano che recita "Al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere" ci da lo spunto per fare un breve riassunto di questa interessante storia. Perchè il contadino non doveva sapere? E chi non doveva dargliene conoscenza? Il formaggio fin dall'epoca degli antichi greci era considerato l'emblema degli umili e delle persone non erudite, era il cibo di Polifemo, l’uomo-bestia per eccellenza. Veniva associato alla gastronomia povera, essendo consumato da pastori e contadini per la sua capacità di conservarsi a lungo e di poterne fare scorta mantenendolo in dispense. Deriva dal latte che era considerato il simbolo del nutrimento primordiale, che i nobili utilizzavano solo per fini estetici e di abbellimento (come i famosi bagni nel latte delle donne dell'antica Roma). La pera invece era espressione dell’effimero in quanto frutto delicato e facilmente deteriorabile. Coltivare alberi da frutto era economicamente un pregio e le pere diventarono automaticamente doni preziosi da scambiarsi tra nobili. Diventa per questo materia prima ambita e adatta, anche simbolicamente, alle mense dei ricchi. L'infatuazione dei nobili per questo frutto è tale che nel seicento vengono utilizzate come metodo di paragone per il corpo femminile. L'inizio dello sdoganamento del formaggio (chiamato all'epoca la "carne dei contadini") avviene nel Medioevo grazie alla forte affermazione della cultura monastica. Le comunità monacali erano quasi sempre legate agli ambienti nobiliari e quindi ben fornite di risorse economiche, ma si volevano autorappresentare come povere per seguire il motto della povertà spirituale e dell’umiltà. Per questo la caratteristica principale del modello alimentare monastico divenne la rinuncia al consumo di carne, sostituita da cibi altrettanto nutrienti come il pesce, le uova e il formaggio. Dato lo stretto rapporto tra nobiltà e comunità religose si venne a creare una sorta di moda dei cibi semplici e si introdusse il consumo di beni popolari in ambienti sociali elitari. Dato che tutta la società medievale, fino ad arrivare a quella dell'Ancien régime, era basata sul concetto indiscutibile secondo il quale gli uomini sono diversi e quindi debbono comportarsi, vestirsi e anche mangiare in modo diverso, il formaggio necessitava comunque di essere nobilitato per arrivare nelle tavole dei signori. Da qui nasce l'idea di giustificarlo con le pere creando una coppia che unisce due sapori e due stati sociali opposti. Nel Medioevo si identificava il gusto come un'attitudine naturale e istintiva che serviva per riconoscere cosa fosse buono o nocivo per la salute quindi quello che risultava piacevole da mangiare era automaticamente anche sano. Impostata in tali termini la questione del gusto si doveva riconoscere a chiunque, perfino ai contadini, e ora che i diversi modelli alimentari si stavano avvicinando, cosa poteva più fare la differenza tra cucina alta e cucina povera? E' in questo momento che al gusto, inteso come sapere nato dalla fame e dalla necessità, viene contrapposto il nuovo concetto di buongusto, che si differenzia dal primo per la necessità di essere appreso. Non è più "sano ciò che piace" ma "piace ciò che è sano", e ciò che è sano può essere riconosciuto solo da una cerchia di intenditori. In questo modo, per scongiurare una perdita della differenziazione sociale, è necessario che il sapere rimanga privilegio della nobiltà e diventa fondamentale negare il sapere a chi non è socialmente degno. In questo preciso momento storico nasce il famoso proverbio che, col passare dei secoli e con l'assottigliarsi delle differenze sociali, ha acquisito un significato più ironico e rivendicativo grazie ad una frase aggiunta successivamente e oggi diffusa nella campagna senese: "Al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere. Ma il contadino, che non era coglione, lo sapeva prima del padrone". Tutta l'interessantissima storia dell'accostamento pera-formaggio viene lungamente approfondita ed analizzata nelle 160 pagine del libro di Massimo Montanari "Il formaggio con le pere. La storia di un proverbio". Lo scrittore ha compiuto una vera e propria indagine rispolverando vecchi ricettari, antichi trattati e tomi di medicina per descrivere la storia della differenze di classe attraverso questi due gustosi alimenti.


Dosi per : 4      Difficoltà : facile    Tempo : 20 min
Ingredienti :
  • 400 gr di mezzepenne
  • 1 pera abate o williams soda
  • 300 gr di gorgonzola
  • 5 noci
  • 50 gr di burro
  • cannella
  • sale
  • latte
  • 150 ml di birra bionda speziata (facoltativo)
Procedimento : 
Fate bollire l'acqua, salatela e cuocete la pasta. Sbucciate la pera, eliminate il torsolo e tagliatela a dadini. Fate sciogliere il burro in una padella e saltateci la pera. E' importante che usiate unicamente pere abate o williams perchè le altre varietà più mordibe tenderebbero a disfarsi perdendo la consistenza e la forma dei dadini creando una sorta di crema. Se volete potete versare della birra sui dadini di pera continuando la cottura fino alla sua totale consumazione. Usate una birra speziata che ben si addice ad insaporire il tutto e ad accompagnare il sapore della cannella. Nel frattempo tagliate a pezzetti il gorgonzola e tritate grossolanamene i gherigli delle noci. Scolate la pasta al dente, versatela nella padella con la pera e mantecate con il gorgonzola aggiungendo un goccio di latte fino a far fondere del tutto il formaggio. Aggiungete i gherigli e la cannella in quantità a piacere e mescolate. Impiattate spolverando le penne con altra cannella.


P.S. : Questo blog ha due nomination come miglior blog 2011 nella categoria "fotografia" e in quella "cucina" quindi se vorrete votarmi da oggi potete farlo sul sito di "Squisito". Se volete votatemi in entrambe le categorie ma se decideste di darmi un'unica votazione, fatelo nella categoria "fotografia" in quanto le nomination sono decisamente in numero minore....si vede che ci sono decisamente più cuochi che fotografi! ;-) Grazie in anticipo a chiunque voterà!

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lunedì 4 aprile 2011

Spaghetti aromatizzati al peperoncino conditi alla sicula


Questa è una di quelle ricette semplici semplici per le quali basta comprare ingredienti buoni e per il resto si fa da sè. La pasta proviene dal mio solito pastificio di fiducia di cui vi parlavo nel post del 25 febbraio ma questa volta sono spaghetti aromatizzati al peperoncino. Il loro aspetto è fantastico anche se nella cottura perdono un po' del loro rosso vivace schiarendosi. Quello che non perdono è invece la piccantezza che, fidavi, è veramente notevole! Con questo presupposto capite bene che se volete usarli è inutile aggiungere del peperoncino al condimento a meno che non abbiate origini messicane o qualche perversione masochista. Per un tipo di pasta del genere ho pensato ad un piatto veloce che mi ricorda in qualche modo la sicilia per il sapore deciso e la croccantezza del pangrattato. In questa ricetta è fondamentale l'olio, usatene uno extravergine d'oliva e bio, se avete quello prodotto dal campo dell'amico o del vicino meglio ancora! ;-) In generale prendetene uno con bel colore verde e un odore forte e non vi accontate delle solite marche viste al supermercato. Io ho usato l'olio Montebello, un marchio bio associato a quello ben più famoso dell'Alce Nero.
 

Dosi per : 2      Difficoltà : facile    Tempo : 15 min
Ingredienti :
  • 200 gr di spaghetti al peperoncino
  • olive nere denocciolate
  • 2 pomodori da insalata
  • 2 spicchi d'aglio
  • olio extravergine d'oliva bio
  • sale
  • pangrattato
  • parmigiano reggiano 
Procedimento : 
Fate bollire l'acqua, salatela e aggiungete gli spaghetti. Tagliate a pezzetti i pomodori e fateli cuocere in una padella con aglio e olio. In una padellina antiaderente versate il pangrattato in quantità a piacere aggiungendo un filo d'olio e un po' di sale fino a farlo dorare. Tagliate a rondelle le olive e quando i pomodori sono quasi pronti aggiungetele nella padella. Scolate la pasta e rigiratela nel condimento aggiungendo un po' d'olio a filo e del parmigiano grattugiato. Mettete il pangrattato in una ciotola con un cucchiaino in modo che ognuno possa aggiungerlo alla pasta esattamente come si fa con il parmigiano reggiano.


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